Il caso
Conversano, i nudi al Castello ovvero l'arte dello scandalo
Nell’estate dei sederi al vento, dei tanga scopri-chiappa-tatuata, c’è uno scandalo al sole che esplode a Conversano, città d’arte bellissima, dove da qualche giorno campeggiano le fotografie della mostra «Nude». Il titolo non lascia scampo, ma nemmeno le polemiche lasciano scampo, perché i manifesti con le immagini scattate dai fotografi Letizia Battaglia e Roberto Timperi - una a seno nudo, l’altra con un nudo femminile in bianconero - sono finite sotto accusa.
Le immagini sono un po’ rock, un po’ arte. Letizia Battaglia, una dei due autori, è una grande fotoreporter siciliana, che ha ritratto fatti di cronaca come l’omicidio di Piersanti Mattarella e tanti altri delitti di mafia e di terrorismo. Femminista, impegnata, premiata in Europa e negli Usa. Anche Roberto Timperi, più giovane, ha esposto in mezza Italia e fotografato eventi importanti, tra i quali il terremoto in Centro Italia.
Ma il vero terremoto è scoppiato qui, dai balconi del castello aragonese di Conversano, dove i «nudi» sembrano aver profanato lo sguardo antico sulla piazza, la pietra candida del maniero, la pelle arcaica del nostro paesaggio mentale.
Mai pubblicità fu più efficace di uno scandalo. Pensate a quel geniale artista che fu Marcel Duchamp, quando comprò un orinatoio e lo chiamò «Fontaine» decidendo di farne un’opera d’arte che diventò celebre anche grazie alle polemiche che fu capace di scatenare. Ma era il 1917. Così come si perde nella notte dei tempi la nudità del Giudizio Universale di Michelangelo, che ritrasse una svestita Santa Caterina d’Alessandria, come qualcuno notò. Per non parlare di Picasso, che all’inizio fu bollato dai critici come colui che avrebbe «distrutto» l’arte della Francia.
Insomma, in ogni era il suo scandalo, In ogni epoca delle rarefatte stagioni della Ragione, c’è chi sragiona. Senza voler troppo entrare nella diatriba conversanese (del resto, a ciascuno la sua sensibilità!), va detto che del nuovo scandalo pugliese fa piacere una cosa: molte delle polemiche si scagliano infatti contro il fatto che le immagini «scabrose» sono poggiate sulla facciata del castello. Ebbene, evviva la sacralità riconosciuta alla nostra Storia in un’era che spesso la mostra così vilipesa. Stessa indignazione - speriamo - si solleverà nel caso in cui qualcuno dovesse «violentare» la Bellezza della Puglia, riempiendo di cemento e di sfregi quel sacro paesaggio che già Cesare Brandi nel suo meraviglioso e vecchio libro Pellegrino di Puglia individuò come possibile. E fu un’invettiva premonitrice.
Guardiamoci attorno. Cemento sulla costa; anticorodal nei centri storici; palazzoni al fianco di cattedrali. E poi il resto. Fiere dell’eros proliferano sia come eventi che come singoli atteggiamenti e magari il turbine fosse qualcosa di vero e di poco commerciale! Invece no, siamo nel tempo del gadget e del cafonal, vediamo ogni sera negare per strada quell’oscar della moda e dell’eleganza italiana che per secoli ci ha fatto maestri di finezza. Il nudo dei fotografi si staglia su questo paesaggio e, forse, ha il potere di dirci che l’anima è nuda e che quella nudità ci ricorda la Terra e il Cielo. Ecco perché ci fa impressione e ci sconvolge.
Enrica Simonetti