L'analisi
Finisce il panico a Bruxelles, non ci sarà più l'ora legale
«Non ci resta che attendere il 28 ottobre per capire se, insieme con lo spostamento all’indietro delle lancette, dovremo recitare anche il de profundis»
Se non lo sapevate, fino a oggi avete condiviso la vostra esistenza con un killer pericolosissimo per la vostra salute. Altro che fumo, alcol o inquinamento atmosferico: a mettere a serio rischio di infarto, ictus e quant’altro è stata, reggetevi forte cari Lettori, nientemeno che l’ora legale. Perché quell’ora di luce in più che nella bella stagione avete (abbiamo) pagato dormendo un’ora in meno, sarebbe capace di produrre effetti nefasti e inimmaginabili sul nostro organismo. Lo hanno decretato alcuni studiosi svedesi e con loro anche dei colleghi statunitensi svolgendo delle ricerche sugli effetti che lo spostamento delle lancette produrrebbe sul nostro orologio biologico, che è cosa ben diversa da quello che avete ricevuto il giorno della laurea o del fidanzamento.
Ma come se non bastasse, al di là degli eventuali rischi per la salute, a occuparsi dell’ora legale è anche l’Unione europea, quella stessa che obbliga un abitante di Gualdo Tadino (Umbria per intenderci) a montare la stessa presa di corrente che si usa a Helsinki e che ora, sulla scorta di una consultazione pubblica promossa dai paesi del Nord, immagina di abolire una volta per tutte il cambio di orario. E, cosa ancor più assurda, ipotizza di lasciare ogni singolo stato libero di scegliere se restare nel regime della vecchia ora solare o invece saltare la staccionata per sposare definitivamente quello legale.
Insomma, una deregulation abbastanza contraddittoria, specie se promossa da un’Unione che, sin dalla sua nascita, ha invece cercato di uniformare il più possibile le regole degli stati membri. Qualcosa di simile, per la verità, era già accaduta al di fuori dell’Europa quando la Turchia di Erdogan aveva abbandonato il fuso orario che condivideva con la vicina Grecia, per spostarsi di un’ora in avanti su quello degli altri paesi musulmani confinanti. Lì però, per quanto opinabile, si trattava di una scelta ideologica, mentre in questo caso sembra in tutta sincerità di trovarsi davanti a un vero e proprio capriccio. A rigor di logica, i Paesi dell’Europa settentrionale dovrebbero essere più interessati a sfruttare al massimo quella luce che, specie d’inverno, dalle loro parti scarseggia, ma è ancora presto per capire che piega prenderà la vicenda. Certo è che, in un’epoca di governi sovranisti, il rischio che basti una manciata di chilometri per dover cambiare l’ora diventa apprezzabile, oltre che potenzialmente comico. E viene legittimamente da chiedersi se in Europa non vi siano problemi di più vitale importanza, considerato che la questione è stata sposata nientemeno che dal presidente Juncker che ha annunciato «aboliremo l’ora legale». Non a caso, il ministro dell’Interno e leader leghista Matteo Salvini, che non se ne lascia scappare una, ha prontamente osservato che l’Europa «lavora tanto per eliminare l’ora legale, ma se ne frega di lavorare per ottenere un’immigrazione legale».
Non ci resta che attendere il 28 ottobre per capire se, insieme con lo spostamento all’indietro delle lancette, dovremo recitare anche il de profundis e, soprattutto, se resteremo per il resto della nostra esistenza - irrimediabilmente compromessa da questa pratica insana - con un’ora di sonno in meno o in più. Nel frattempo, noi che ancora possiamo, consoliamoci con un sorriso ricordando Cuore, l’indimenticata rivista satirica ideata da Michele Serra e il suo titolo «Scatta l’ora legale, panico tra i socialisti»: le future generazioni potrebbero aver bisogno di farsela spiegare. E non solo per i socialisti.