L'analisi
Mattarella riaccende il gas: un faro illuminato su un Italia a luci spente
Il presidente della Repubblica da Baku, in Azerbaijan parla del gasdotto Tap
Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, 77 anni il 23 luglio, dopo la visita ai Paesi Baltici, al confine travagliato della nuova Europa post comunista, è volato a Baku, capitale dell’Azerbaijan, ex Repubblica sovietica e oggi Paese indipendente. «C’è il comune impegno a portare a compimento il corridoio meridionale che trasporterà il gas del Mar Caspio in Puglia», ha sottolineato nell’incontro con il presidente azero Ilhan Aliyev. Mattarella era accompagnato dal ministro degli esteri Enzo Moavero Milanesi, tessitore attivo dell’Europa futura e conoscitore dei dossier più delicati dell’Unione. «Il gasdotto Tap è un’opera estremamente importante», ha aggiunto il ministro.
Così l’Italia ribadisce il rispetto degli accordi e dei contratti internazionali, indipendentemente dai cambiamenti parlamentari e governativi. Mattarella è l’opposto del “Grand commis” che tutela gli affari e gli interessi delle imprese. Non porta con sé stuoli di imprenditori alla ricerca di appalti. In un tornante cruciale della storia dell’Italia e dell’Europa unita, aggravato dalle sirene e dalle minacce sovraniste e nazionaliste, il presidente mette in campo la sua dignità morale e il suo stile inattaccabile di uomo delle istituzioni democratiche. Di tutte le istituzioni: di quelle più direttamente dipendenti dalla politica e dal voto elettorale e delle istituzioni giuridiche e culturali che fanno della democrazia l’ordinamento più equilibrato e rispettoso dei diritti individuali e sociali. Queste istituzioni libere e indisponibili allo scambio politico sono tanto più forti quanto più sono alimentate dai doveri morali e dal senso di urgenza storico ad agire nell’interesse del popolo italiano e dei popoli europei. L’apertura internazionale e l’intreccio dei destini rappresentano la rotta inevitabile della pace e degli scambi tra Paesi.
Il
Il presidente, per cultura costituzionale e sensibilità civile, rappresenta nell’attuale fase di convulsioni e di strappi improvvisi senza ombra di dubbio il punto più alto del senso dello Stato come riferimento della nazione. Mattarella esercita il suo ruolo costituzionale senza scavalcamenti e senza cadere nel rischio del presidenzialismo. Eppure questo ruolo, proprio perché fondato nella moralità del costume costituzionale, risulta sempre più faro della direzione di marcia per chi nel governo opera in modo sincero e leale per il benessere degli italiani. L’incontro con il presidente azero Aliyev è diventato così l’occasione per affermare che l’Italia è pronta a fare il suo dovere storico nel sostegno a tutti i Paesi che si sono affacciati alle democrazie dopo la crudele stagione dei totalitarismi. L’Italia si fa guidare dallo spirito universale della libertà e del rispetto degli altri, e non dallo sciovinismo pernicioso che sembra gonfiare le bandiere di chi vorrebbe frontiere chiuse. Meglio aprire nuove vie di relazioni umane ed economiche dal Mar Caspio al Mediterraneo che brandire il vessillo dell’egoismo che avvelena e fa morire. Lo stesso richiamo a fare ulteriori sforzi per rendere l’opera ancora più
L’esempio di Mattarella dovrebbe suscitare emulazione. Il presidente è un cristiano e un democratico di formazione e cultura morotea. Qualcuno sui social, nei giorni turbolenti della trattativa tra 5stelle e Lega per il governo, lo ha criticato in modo volgare. Anche il padre di un giovane politico rampante lo ha fatto oggetto di parole pesanti. Questi individui non sanno nulla di Mattarella, forse hanno solo letto qualche rigo di internet. Il fratello del presidente, Piersanti Mattarella, era considerato leader emergente a livello nazionale, figura morale ineccepibile in un Repubblica di violenze. Per questo la mafia decise di ammazzarlo e Piersanti morì tra le braccia del fratello Sergio. I lutti possono incattivire i sopravvissuti. Ma dai lutti e dal dolore può uscire rafforzata la necessità insopprimibile di una dignità fonte di una nuova speranza. Questa speranza spinge Mattarella all’azione e alla presenza nei modi e nei tempi giusti. Il presidente è la vera barriera contro la regressione populistica dell’Italia. Fino a quando potrà esercitare il suo mandato la nostra democrazia può contare su una garanzia inattaccabile. Ma non possiamo perdere il nostro tempo, senza far nulla per la nostra libertà. Né possiamo sempre sperare in una sorta di