Il governo come un budino Incognita assoluta
di BRUNO VESPA
E adesso? Questo governo doveva nascere. Perché Di Maio sarebbe stato accusato di aver fatto perdere al M5s l’occasione della vita. Perché Salvini – nonostante il vento in poppa dei sondaggi – avrebbe perso una parte dell’elettorato del Nord in vacanza a luglio. Perché il Paese sarebbe uscito logorato dalla speculazione in troppi mesi di attesa. E perché novanta giorni di negoziati falliti avrebbero indebolito la stessa presidenza della Repubblica.
E’ il primo governo nella storia europea in cui non sono rappresentate le grandi famiglie cattolica, liberale e socialista. E’ il governo che ha portato al riscatto ministri con storie professionali talvolta recenti e modeste (i familiari invitati al Quirinale per il giuramento facevano tenerezza).
Ed è fatalmente un governo del Grande Compromesso tra due forze politiche le cui estreme si toccano , ma che hanno storia e obiettivi politici diversissimi. Che cosa dobbiamo aspettarci? I governi sono come il budino per gli inglesi: solo mangiandolo si sa se è buono. Giuseppe Conte è una incognita assoluta. Non ha nessuna esperienza, ma grandi e legittime ambizioni. Dovrà dimostrare di non essere succube dei due potenti azionisti di riferimento (Di Maio e Salvini) che lo hanno portato al Quirinale. Ha peraltro la fortuna di avere come sottosegretario un uomo navigato e avveduto come Giancarlo Giorgetti. I Dioscuri avranno molte difficoltà a conciliare il ruolo ministeriale con quello di leader politici. Salvini è uomo di territorio: per lui un comizio vale più di qualunque trasmissione televisiva. Sarà un ministro dell’Interno viaggiante con il compito proibitivo di mantenere le promesse sull’immigrazione.
Di Maio imparerà presto che il ministro dello Sviluppo deve spendere molto tempo in aereo per accompagnare delegazioni all’estero, mentre il ministro del Lavoro è per sua natura stanziale. La politica estera e quella economica da molti anni si incrociano. Moavero dovrà mediare tra obblighi atlantici e simpatie filo russe del nuovo governo e rassicurare l’Europa. Tria la pensa come Savona sugli squilibri dell’euro e la necessità di rivedere radicalmente la politica economica europea: è solo appena più prudente e per questo ne ha preso il posto. Ma la musica non cambia e vedremo presto se sapremo farci ascoltare a Bruxelles più di quanto non sia avvenuto finora.
Per il resto, le due incognite principali restano Giustizia e Infrastrutture. Il programma giudiziario previsto dal contratto è molto radicale in senso giustizialista: starà al buonsenso del ministro Bonafede non uscire da binari estremamente delicati. Alle Infrastrutture la scelta di un politico puro come Toninelli al posto di due ambientalisti radicali come Laura Castelli e Consorti lascia immaginare una gestione più equilibrata delle Grandi Opere. E’ prematuro parlare delle due Grandi Promesse che hanno caratterizzato la campagna elettorale: Flat Tax e Reddito di cittadinanza. La prima non potrà partire prima del 2020 e sarà preceduta da un condono dai confini ancora poco chiari. Il secondo forse la precederà di poco. Ben prima di allora avremo assaggiato il budino….