tour del gusto
Torna il Vinitaly tra ansie e speranze: scenario incerto a causa dei dazi ma numeri da record
Quattromila aziende in 18 padiglioni, migliaia di operatori dall’Italia e da 140 nazioni, 30mila buyers della domanda internazionale, Stati Uniti compresi
«Rilanciare il futuro del vino italiano, guardando oltre la minaccia dei dazi». È questa la mission emersa nella presentazione di quella che si propone come l’edizione dei record del Vinitaly. I numeri della più grande agenda business del made in Italy enologico, infatti, sono considerevoli: 4mila aziende presenti nei diciotto padiglioni, migliaia di operatori provenienti sia dall’Italia che da 140 nazioni, 30mila buyers della domanda internazionale, Stati Uniti compresi. Presupposti che arrivano dopo il primato dell’export del vino italiano registrato nel 2024 (8,1 miliardi di euro, con un più 5,5 per cento) e in mezzo alla tempesta causata dalla querelle sui dazi Usa. Il Vinitaly 2025, di scena a Veronafiere dal 6 al 9 aprile, metterà al centro del confronto anche la preoccupazione per i dazi, nonostante il vino «viva un buon momento».
Parola di Lollobrigida, che nel commentare positivamente i dati relativi all’export, ha riferito «che si tratta di buon punto di partenza per poter crescere ancora, perché l’Italia è un’eccellenza e non ha motivo di fermarsi». Lo spinoso nodo dei dazi farà capolino nell’edizione numero 57 della manifestazione, insieme ai temi più cari della valorizzazione del vino, del lavoro delle imprese, della qualità italiana e dell’internazionalizzazione. «Oggi il Vinitaly rappresenta l’aggregatore naturale del vino italiano sui principali mercati target. Un posizionamento che intendiamo rafforzare ulteriormente, mettendo a disposizione della politica e delle imprese tutto il nostro know-how, per sostenerle nelle sfide derivanti dal complesso scenario attuale, tracciando anche nuove rotte di destinazione», ha ricordato il presidente di Veronafiere, Federico Bricolo.
«La svolta iniziata dieci anni fa, con la divisione netta tra business in fiera e wine lover in città, è oggi irreversibile e dovrà trovare un ulteriore sviluppo nei futuri piani strategici di Veronafiere – ha spiegato l’amministratore delegato, Maurizio Danese –. Il potenziamento del calendario estero sulle principali aree della domanda e l’ottimizzazione degli investimenti per amplificare l’ecosistema del brand fieristico del vino italiano sono le direttrici che consentiranno a Vinitaly di essere sempre più internazionale e orientato alle esigenze delle aziende».
Tra le novità più eclatanti, c’è il primo ingresso ufficiale dei vini “NoLo”, sia nel programma della rassegna che nell’area espositiva “Mixology”. I focus saranno due: il primo sulle attese del mercato e il secondo sulle tecnologie 0.0. Spazio anche ai RAW Wine e ai vini di Amphora Revolution, ma anche all’enoturismo. Debutterà, infatti, il numero zero di “Vinitaly Tourism”, con la partecipazione di tour operator nazionali ed esteri specializzati da Stati Uniti, Spagna e Germania. Un progetto che, in prospettiva, potrebbe entrare anche nei palinsesti delle tappe estere della manifestazione in Asia, Sud e Nord America. Il palcoscenico globale del vino italiano è stato ufficialmente presentato a Roma, alla presenza dei vertici di Veronafiere e dei rappresentanti istituzionali e di settore. L’internazionalizzazione, come detto, resterà una priorità assoluta della manifestazione e del piano di incoming realizzato in collaborazione con Agenzia ICE. «Sono mille e duecento i top buyers accreditati e ospitati a Verona –. ha annunciato il direttore generale dell’iniziativa, Adolfo Rebughini – Una selezione profilata da 71 Paesi, sei in più rispetto allo scorso anno. Un risultato non scontato, considerate anche le tensioni geopolitiche».