L'intervista

«"Il Male" risiede nella natura umana, ma la musica aiuta ad accettarlo»: a S.Stefano gli Zen Circus a Molfetta

Bianca Chiriatti

Appino racconta alla «Gazzetta» il fortunato tour nei club: «Ci stupisce l'energia dei giovani che ci seguono: il nostro ruolo è altro da quello delle canzoni che consolano»

Archiviati i cenoni di Natale, spazio all'energia il 26 dicembre all’Eremo di Molfetta con il live della band The Zen Circus, che presentano dal vivo Il Male, uno dei dischi più intensi e spietati della loro carriera, pubblicato lo scorso settembre per Carosello Records. Un album che guarda in faccia il dolore, la rabbia, la frustrazione quotidiana di un presente che pretende perfezione e nasconde le crepe. Appino, Ufo e Karim Qqru scelgono di stare dentro l’imperfezione, di difenderla, trasformandola in canzoni che alternano fendenti elettrici e ballate di forte impatto emotivo. Ignorare il Male, suggeriscono, non lo cancella: lo rende solo più pericoloso. Ad arricchire l’immaginario dell’album, la collaborazione con Enzo Sferra, storico illustratore della rivista satirica Il Male, autore della tavola «Malefico Presente» contenuta nell’edizione in vinile a tiratura limitata. Sul palco invece insieme alla band ci saranno i sodali Francesco «Maestro» Pellegrini e Fabrizio «Geometra» Pagni.

Appino, siete nel pieno di un tour fortunatissimo, che energia percepite?

«La cosa impressionante è che oltre al pubblico che ci segue da sempre ci sono tanti giovani affascinati dalla nostra proposta. È stato un po' un ritorno. Non eravamo fermi da troppi anni, c’era solo una gran voglia di cantare questo disco, e non ci capitava da un po'».

Un disco significativo già dal titolo, «Il Male», dove risiede il male oggi?

«Le canzoni sono arrivate da sole mentre eravamo in sala prove, ci succede raramente. La parola "male" ricorreva spesso, ce ne siamo resi conto e il titolo è nato così. Il male molto spesso si pensa arrivi dall'alto, invece l'esperienza umana è condita anche dalla presenza del male, fa parte di noi. Poi ovviamente esistono il male della sopraffazione, dell'essere umano che fa male all'altro, ma noi parliamo anche dell'accettazione del fatto che il male possiamo produrlo anche noi. Gli Zen Circus hanno un altro ruolo rispetto alla musica consolatoria, è un patto non scritto che dura da anni».

Il coinvolgimento di Enzo Sferra com'è nato?

«Nonostante la rivista fosse di una generazione precedente alla nostra, il collegamento è arrivato subito. Enzo, caporedattore e storico illustratore della rivista, ha accolto subito l'idea, e ha lavorato seguendo un motto ineccepibile: "A uno che disegna per Il Male, non puoi che lasciargli fare quello che gli pare"».

Tornando al vostro ruolo nel panorama musicale, questo sistema come lo vedete?

«Abbiamo uno sguardo panoramico, tutto nostro: il ruolo è definito, ma non ci verrebbe mai in mente di dire che la musica debba essere solo questo. Guardiamo sempre il mondo sperando ci siano entrambi i lati della medaglia. Bennato diceva "Sono solo canzonette", ma queste "canzonette" possono ancora cambiare la vita di qualcuno».

Tempo di bilanci e prospettive: come sarà il vostro 2026?

«Il futuro degli Zen Circus prevede di non andare via per un bel po'. L'ultima pausa di due anni veniva da un periodo di sette in cui eravamo praticamente sempre in tour. Non credo che ciò che ci aspetta sia molto diverso. Lavoriamo, guardiamo e mettiamo nel cassetto intanto questo giro di palchi, forse uno dei più belli, almeno fra quelli al chiuso».

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