Musica

«Non sono un mostro», il conflitto interiore di Cannella diventa una canzone

Bianca Chiriatti

Il ritorno dell’artista dopo un periodo di riflessione, tra vulnerabilità, introspezione e maturità artistica, apre la strada al nuovo disco atteso nel 2026

La musica che diventa specchio dell’anima rende il confronto con se stessi un vero e proprio duello interiore. È il cuore di «Non sono un mostro», nuovo singolo di Cannella, uscito lo scorso 12 dicembre per Honiro Label, che segna il ritorno dell’artista sulla scena musicale dopo un periodo di riflessione e crescita. Da una parte c’è il “mostro” interiore, fatto di insicurezze e paure, pronto a prendere il sopravvento; dall’altra la volontà di confrontarsi con la propria vulnerabilità, di accettarsi e migliorarsi. Musicalmente, il singolo fonde sonorità itpop con un cantautorato rinnovato, segnando un’evoluzione del sound di Cannella, oggi maturo e consapevole della propria identità. Il brano dell'artista classe '95 (all'anagrafe Enrico Fiore) non è una lettera di scuse né un rimpianto, ma un attestato di crescita personale e artistica, un invito a confrontarsi con le proprie fragilità senza paura.

«Non sono un mostro» è un po' una lotta alla «Fight Club» con lei stesso: qual è stato il momento esatto in cui ha capito che quella battaglia meritava di diventare canzone?

«È stato dopo la rottura con la mia ex ragazza. La canzone è stata scritta proprio nel momento in cui le cose si stavano rompendo anche per atteggiamenti del mio carattere che spesso non riesco a contenere. Quando mi sono reso conto che stavo per perdere una persona importante - che alla fine ho perso - l’evoluzione è stata il distacco, ma anche la lotta con me stesso in cui combattere il mio "mostro". È stato d’aiuto anche per fare autoanalisi generale su me stesso, mettermi in discussione, ragionare e riflettere su aspetti che spesso in un semplice dialogo di coppia non è possibile approfondire, perché si è più propensi a proteggere la propria posizione. Il rischio è anche quello di rimanere da soli. Tuttavia, anche se fa male, l’aspetto positivo è anche avere la possibilità di affrontare delle parti di sé per avvicinarsi ad un cambiamento. La canzone è proprio il racconto di un capitolo della relazione».

Nel brano parla di vulnerabilità nelle relazioni intime: cosa significa davvero "mettersi a nudo"?

«Non dover difendersi dagli altri. Spesso tendo a difendermi dall’amore che ricevo e che do, dalle emozioni forti che mi fanno sentire vulnerabile. Mettersi a nudo significa anche andare oltre, imparare ad amare gli altri senza difese, farsi vedere anche fragili, senza la paura che l’altra persona possa approfittarsene in qualche modo. A volte la fragilità si veste di rabbia per nascondersi».

In passato ha detto che quando si sente fragile tende a comportarsi “da mostro”: come si riconosce quella parte di sé e come si impara a non darle il controllo?

«Forse devo ancora imparare a riconoscerla e a controllarla. Molte volte è difficile capire quando certi atteggiamenti hanno fatto del male a determinate persone, soprattutto se sono meccanismi di difesa instaurati nel tempo e che derivano da problemi più antichi. E quando ti rendi conto di aver recato dolore, hai già perso quelle persone e sei costretto a fare i conti con te stesso. A prescindere da ciò, alcuni vanno avanti ugualmente. Nel mio caso, ho proprio deciso di mettermi in discussione. Sto ancora scoprendo come si correggono determinati atteggiamenti; e in questo la terapia può essere molto d’aiuto e che tutti dovremmo fare. Però sto apprendendo anche dal vivere nuove esperienze con le emozioni, dalle lezioni che uno fa sue e che cerca di mettere in pratica, estraniandosi da se stessi, contando fine a dieci. È importante fermarsi e chiedersi: "Ho reagito così perché"’; "Mi sono sentito in pericolo in qualche modo?’’».

Dopo un periodo di silenzio torna con una rinnovata maturità artistica. Quando ha capito che era pronto a ricominciare e cosa l'ha sbloccata?

«In realtà ho sempre fatto musica, per quanto ad oggi lavoro anche dentro la discografia, il mondo del management e l’editoria in generale a tempo pieno. Sono stato fermo due anni perché ho preso il mio tempo per lavorare a questo nuovo progetto e al disco che arriverà successivamente. E come in ogni mio disco, parlo dei miei cambiamenti. La maturità che si evince da questo singolo è dovuta anche al fatto che ho trent’anni e fortunatamente molte cose in me stanno cambiando in positivo - mi auguro. Sono sincero in quello che scrivo e se c’è qualcosa che mi ha segnato in particolare tendo a metterlo su carta».

Il brano non è una lettera di scuse, ma un attestato di crescita. Qual è la crescita più grande che riconosce oggi, rispetto al Cannella degli esordi?

«A livello musicale mi sento cresciuto e cambiato, cercando di rinnovare il sound; i testi sono collegati alla mia crescita personale. Anche a livello umano ho fatto diversi passi avanti e sto cercando di farne ulteriori, considerando che ognuno di noi ha continui cambiamenti. Per come l’ho concepito e per come l’ho cercato di comunicare, già questo brano ne è la prova. Per me, poi, la parte artistica e quella umana vanno di pari passo».

Nel tempo ha attraversato hip hop, cantautorato e indie pop: quali elementi delle sue “vite musicali precedenti” porta ancora dentro la scrittura?

«Sono partito dal rap e successivamente mi sono avvicinato al cantautorato e al pop, ma, alla fine, la mia musica rimane sempre un ibrido. Infatti, anche in questo brano si può notare quanto le strofe siano metriche e, in un certo senso, rappate, con melodie pop. Dentro si percepisce sempre il mio passato da rapper e quello che è il progetto Cannella, che nasce nel pop/cantautorato. Nel nuovo disco, mi sono distaccato dal mondo indie di cui negli anni ho parte, un periodo bellissimo per la musica italiana. Però ultimamente ho sentito la necessità di avvicinarmi a sonorità diverse, meno acustiche e più elettroniche, urban. Ad ogni modo, c’è una continua evoluzione».

“Non sono un mostro” anticipa una nuova fase del percorso. Cosa dobbiamo aspettarci dal Cannella del 2026 e dalla musica che verrà?

«Spero che il disco che verrà possa arrivare a tutti; un disco che parla di me a 360 gradi e, come accennavo, un disco diverso rispetto agli altri usciti in termini di contenuti e di sound. Mi aspetto sempre di fare musica e che possa piacere ai miei ascoltatori. Poi io rimango io. Tutto si evolve, tutto cambia, tutto matura, ma l’approccio è sempre quello».

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