Il documento

«Dobbiamo Parlare»: la filiera musicale pugliese si confronta e chiede strumenti adeguati in un dossier che fotografa criticità, potenzialità e prospettive

Bianca Chiriatti

Dal basso alle istituzioni: oltre cento operatori coinvolti tra Putignano, Lecce e San Giovanni Rotondo hanno costruito una mappa condivisa dello stato della musica, avviato un dialogo con la Regione e immaginato nuove politiche culturali

Prima ancora dei numeri, a colpire è il titolo: «Dobbiamo Parlare». Un’esigenza, prima che uno slogan. La musica in Puglia è viva, produttiva, riconosciuta anche fuori dai confini regionali, ma da tempo chiede ascolto, confronto e strumenti adeguati. Da tutto questo nasce il dossier appena pubblicato, frutto di un percorso partecipato che tra marzo e maggio 2025 ha coinvolto oltre cento operatori della filiera musicale pugliese in tre incontri pubblici, organizzati dal basso a Putignano, Lecce e San Giovanni Rotondo. Promoter, festival, etichette, tecnici, artisti, manager, spazi culturali e professionisti del settore si sono messi attorno a un tavolo comune per raccontare criticità, condividere esperienze e immaginare prospettive. Il risultato è un documento organico, oggi disponibile online (a questo link), che restituisce una fotografia nitida dello stato della musica in Puglia e traccia una mappa possibile per il futuro. Il documento è già stato presentato al neopresidente della Regione Antonio Decaro, e parallelamente una delegazione ha incontrato il team di Puglia Sounds avviando un confronto costruttivo. Antonio Conte, di Dischi Uappissimi e Consorzio I Make di Putignano, una delle menti di tutta l'operazione (insieme ad Andrea Capurso - AltreMenti/Mosho Dischi, Cesare Liaci e Veronica Clarizio - CoolClub e Gigi Fasanella - Faro Records/Kallax) racconta alla Gazzetta il percorso di questa iniziativa.

Da dove è nata l’esigenza di stilare un dossier che desse voce a tutta la filiera?

«Prima ancora del dossier, l’esigenza era capire dove si stesse andando. La maggior parte degli operatori del settore aveva sempre qualcosa da dire e si sentiva poco rappresentata. Paradossalmente noi operatori parliamo spesso tra di noi e rispetto a quindici anni fa oggi c’è uno spirito di collaborazione maggiore. Così, incontrandoci lo scorso anno a Groningen, all’Eurosonic, abbiamo deciso di iniziare questo percorso insieme».

Nel concreto come si è sviluppato il lavoro sul territorio?

«Abbiamo deciso di fissare tre appuntamenti in Puglia, in diversi luoghi strategici, a Putignano, a Lecce e a San Giovanni Rotondo. L’obiettivo era conoscerci dal punto di vista del network, coinvolgendo anche ragazzi alle prime armi, per creare uno spazio in cui ognuno potesse esprimere esigenze, criticità e punti di forza del settore. È stato interessantissimo: sul Gargano, ad esempio, non immaginavamo che sarebbero intervenuti trenta operatori, e alcuni non sapevano nemmeno cosa fosse il Medimex».

Da una prima lettura del dossier, che immagine emerge del panorama musicale?

«Rispetto ad altre regioni, la Puglia è molto avanti e spesso viene guardata come modello. Tuttavia, il rischio di perdere tutto in poco tempo è sempre dietro l’angolo. C'è necessità di nuova linfa, il ricambio generazionale è velocissimo e servono attenzione e rinnovamento costanti. È fondamentale lavorare partendo dal basso, dai bisogni reali del territorio. La Puglia produce più festival che abitanti, realizza produzioni musicali di alto livello riconosciute anche fuori regione, ma spesso non adeguatamente sostenute dalle istituzioni. Ci sono festival che non dovrebbero essere tali e risorse economiche destinate a strumenti poco utili alla filiera: su questi passaggi era necessario aprire una riflessione».

Quali le criticità rilevate?

«La formazione delle professionalità e la contrattualistica, innanzitutto. Molti operatori lavorano ancora senza adeguato riconoscimento, in nero o con pochissima formazione. Lo stesso vale per festival, rassegne e live club, spesso gestiti da persone non sufficientemente preparate. E poi c'è il nodo trasporti. Spostarsi in Puglia, soprattutto la sera, è complicato: è un problema che incide direttamente sulla fruizione culturale».

Avete avviato un dialogo concreto con le istituzioni: quali sono i prossimi appuntamenti?

«Con il presidente Decaro vedremo poi quale sarà il programma effettivo. Siamo riusciti a istituire una sorta di consulta semestrale per confrontarci periodicamente con le istituzioni e raccontare i bisogni reali del territorio, valutando anche l’efficacia degli strumenti messi in campo. Ma senz'altro il fatto di aver creato una mailing list di circa 120 operatori, con cui cercheremo di mantenere viva la rete, è un ottimo punto di partenza».

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