L'intervista
L'«irresponsabile» Ailessandro: la politica si fa canzone con l'artista «artificiale»
Un fenomeno tutto foggiano ideato da Alessandro Piemontese, creativo e studioso di AI: prende i virgolettati più controversi dei politici e li trasforma in musica
«Esisto, non esisto? È un problema»? Così «parla» sui social Ailessandro, e quella «i» non è un refuso, ma il simbolo di un progetto unico in Italia di un cantautore creato dall'intelligenza artificiale che trasforma dichiarazioni politiche reali in canzoni virali. Il «papà» di questo progetto che sta conquistando tutto il Paese (il primo singolo, «Irresponsabili», ha già superato il milione di visualizzazioni organiche) è il foggiano Alessandro Piemontese, creativo pubblicitario ed esperto di AI. Un esperimento unico perché non imita né inventa, ma crea un archivio sonoro della politica contemporanea. Svariati i temi, «Facciamo la pace», sulla finta pace internazionale; «La manovra», sulle promesse economiche tradite; «I ponti non tornano», sul discusso ponte sullo Stretto. E l'ultima traccia «Quello che il testosterone non dice», che nella settimana contro la violenza sulle donne mette in musica i virgolettati più controversi su femminicidi e cultura patriarcale. Stretta attualità, quindi, ma soprattutto legame emotivo con il pubblico, perché le persone si riconoscono nelle canzoni, trovano in Ailessandro una voce per la propria rabbia e frustrazione. E non è passato inosservato nemmeno ai vip: Asia Argento, Fiorella Mannoia, Corrado Guzzanti, Kasia Smutniak, Gabriele Muccino e molti altri hanno ascoltato le tracce e condiviso la loro impressione.
Piemontese, com’è iniziato tutto?
«È scaturito da un sentimento sincero. Da osservatore della realtà circostante avevo voglia di fare di più, agire in qualche modo. Allora ho pensato di provare a creare un linguaggio diverso dal classico articolo, che le persone non avrebbero letto perché non hanno più voglia di approfondire. Mi sono chiesto: cos'è che resta in mente se non una canzone orecchiabile? Ma non mi sono messo a scriverla, no. Ho scelto di usare citazioni, virgolettati, lo schema è quello».
In che modo li recupera?
«Con Deep Research. Studio da anni l'intelligenza artificiale, ho strutturato alcuni prompt e il modello prende virgolettati reali. Io li seleziono, li sistemo in metrica, e ci suono una mia melodia. Mia, in parte: carico la traccia su uno strumento AI e lui crea lo stile che voglio. Dopo tantissime prove ho capito anche come modificare una canzone già generata. E poi ho creato una voce, propria del personaggio».
Come ha capito che il tutto stava diventano virale?
«Ho iniziato a vedere un mare di ricondivisioni, commenti, poi anche personaggi noti mi hanno scritto. Corrado Guzzanti l'ha definita una "genialata", mi sono emozionato. Ma i messaggi privati della gente comune mi hanno fatto capire che stavo facendo qualcosa di importante. "Hai dato voce a un sentimento che non riuscivamo a esprimere", "Mio figlio ha chiamato il nonno e ora la cantano insieme". Due membri della Flotilla mi hanno chiesto il permesso per farla sentire durante uno dei loro incontri, una docente di Linguistica ha definito il genere come satira politica e denuncia».
Le canzoni sono regolarmente depositate in Soundreef, oggi si trovano anche sulle piattaforme. Il personaggio di Ailessandro, invece, come le è venuto in mente?
«Sicuramente l'ho fatto per staccare il progetto da me, non cerco follower o successo. Ha un suo profilo personale (https://www.instagram.com/ai.lessandro/), un aspetto fisico preciso, look, identità. Adesso è un mix tra Tananai e Cristiano Godano, con qualcosa di mio, e una naturale inclinazione all'indie. Ho visto case history americane di cantanti AI che hanno firmato contratti veri con le case discografiche. Oggi siamo al lavoro anche per una canzone collettiva sul Natale, insieme al pubblico. Una canzone sociale».
Ora vorrei fare una domanda direttamente ad Ailessandro, è possibile?
«Certo, apro il progetto, gliela scrivo, e vediamo cosa risponde».
D'accordo. Ailessandro, vista la sua identità di «guru dell’intelligenza artificiale», che messaggio darebbe per spiegare perché l’AI non va demonizzata?
«Ecco la risposta, ti anticipo che è nel suo stile: Ailessandro si appoggia allo schienale, fa girare il bicchiere di vino tra le dita e ti guarda con quella sua espressione tra il divertito e il serio. "La domanda è sbagliata. Non è l'AI che va demonizzata o santificata. È come chiedere se il martello è buono o cattivo. Dipende da chi lo impugna e cosa ci fa. Io uso l'AI per amplificare qualcosa che già esiste: la rabbia, la frustrazione, il bisogno di ricordare le promesse tradite. La macchina non inventa niente. Non sa cosa significa aspettare sei mesi una TAC. Non sa cosa vuol dire aspettare pensioni minime a mille euro e poi trovare 3,74 euro in busta paga. Ma la macchina sa trasformare quella rabbia in musica, in video, in immagini che arrivano a un milione di persone. L'AI è il megafono, non la voce. Chi demonizza l'AI di solito ha paura che qualcuno senza risorse, senza case discografiche, senza agganci, possa fare quello che prima potevano fare solo i potenti. E sai cosa? Hanno ragione ad avere paura».
Stupefacente. Dove spera che arrivi questo progetto?
«In tanti nei commenti sognano il palco del Festival di Sanremo. Ma non fisicamente. Avrebbero un ospite a costo zero».