L'intervista
«Still Becoming», l'esordio di Maju tra viaggi, movimenti dell'anima e l'amore per la Puglia
La cantautrice nata a Bologna si è innamorata della regione tanto da avere un trullo in Valle d'Itria: «Se non fossi sempre in giro, non sarei la stessa persona»
È uscito il 24 ottobre scorso «Still Becoming», l'EP d'esordio di Maju. Prodotto insieme a Giacomo Carlone al Supermoon Studio di Milano, raccoglie sette tracce nate tra il post-estate del 2022 e il 2025, con influenze che spaziano dal neofolk al dream, fino a sfumature jazz. Al centro del progetto ci sono il desiderio di non conformarsi, il confronto con il passato e il percorso di crescita personale: un invito a evolvere e reinventarsi continuamente. Nata a Bologna, la giovane è fortemente legata alla Puglia: la sua famiglia ha un trullo in Valle d'Itria dove lei spesso si trasferisce durante l'anno, una delle canzoni del progetto è stata completata durante un van trip in Salento, le sette tracce sono nate anche in mezzo a corsi di orecchiette. «Auguro a me stessa e a tutti noi di non smettere mai di diventare qualcosa di nuovo e di essere sempre nello "Still Becoming"».
Maju, il progetto sembra un viaggio tra esperienze, luoghi e stati d’animo diversi. Cosa significa per lei il concetto di «divenire», ancora in corso?
«L’EP nasce da un’idea assolutamente non lineare né strutturata. Nell’estate/inizio autunno del 2022 scrivo “Time”, “Old me”, “Eternal Sunshine” e “Lazy Sea” e sempre in quell’autunno conosco Giacomo Carlone, batterista e produttore. Il nome “Still Becoming” è arrivato in realtà molto tardi, non sono molto brava con i titoli. All’inizio mi è stato difficile trovare un punto comune tra i brani, poi ho capito che era il movimento che ha accomunato la scrittura di ogni brano, e mi piaceva moltissimo lasciare un messaggio di inizio nonostante la conclusione di un percorso. Per me significa “That’s my beginning”, e per l’esterno è un invito a rimanere sempre in questo stato d'animo, perché quando crediamo di essere arrivati da qualche parte è lì che smettiamo di chiederci, di metterci in dubbio, di conoscerci e di crescere».
Molte canzoni sono nate in movimento, su treni, bus o durante viaggi. Quanto il viaggio fisico influenza il processo creativo?
«Tantissimo. Il viaggio influenza chi sono, non sarei la stessa persona se non passassi la maggior parte della mia vita in giro. Ovviamente ha anche i suoi svantaggi, perché non sempre ho con me la chitarra».
Nell'EP si parla molto del rapporto con il passato e del tempo che scorre. Quanto queste riflessioni personali influenzano la musica che fa?
«Non credo che ci sia nessuna riflessione personale (frutto poi dell’elaborazione di uno stato emotivo) che possa non influenzare la mia musica».
E proprio «Time» è nata in Puglia, tra Mesagne e i festival locali. Che impressione le lascia la regione?
«È una delle tante case che sento di avere, insieme a Bologna, Berlino e Torino. La Puglia mi fa sentire a casa e questo influisce sul mio stato d’animo e quindi sulle possibili melodie che nascono».
Che traccia le piacerebbe lasciare a chi la scopre per la prima volta?
«Penso risponderei di ascoltare il disco, oppure indagherei sul gusto personale della persona. Ogni brano ha un arrangiamento unico e porta in mondi diversi: credo che in base alla persona che ho davanti cercherei di indovinare quella che potrebbe risuonargli di più».