L'intervista

Una «finestra» aperta sui sogni dei Les Votives: «Window» è l'EP d'esordio

Bianca Chiriatti

Finalisti di X-Factor, raccontano la forza di vivere tutto in gruppo: «Essere in tre ci aiuta: prendiamo insieme le decisioni, e ci sosteniamo a vicenda»

Sarà disponibile da domani, 4 aprile, Window, l’EP d’esordio dei Les Votives, finalisti dell’ultima edizione di X-Factor e tra le band più interessanti del panorama contemporaneo. Il progetto, fuori per Warner Music Italy, è stato anticipato dal singolo Feel Alright, e porta la band milanese, composta da Riccardo Lardinelli (voce e chitarra), Angelo Randazzo (batteria) e Tommaso Venturi (basso) a presentarsi e raccontare le mille sfaccettature del loro immaginario, tra eleganza e ribellione con uno sguardo aperto verso nuove prospettive. A partire dalla copertina, catturata dallo sguardo del visionario fotografo Francis Delacroix (quello cantato da Lucio Corsi, per intenderci), che raffigura da dietro le linee nere di una veneziana una bambina dai capelli arruffati, che siede su una flight case accanto a una chitarra rosso fuoco. Davanti un dalmata attraversa la scena.

Fortemente sostenuti da Achille Lauro, che si è anche presentato a sorpresa sul palco della loro prima data, per quanto riguarda l’attività live dopo un giro di club completamente sold out, questa sera i Les Votives saranno sul palco di Santeria Toscana 31 a Milano, l’11 aprile all’Hiroshima Mon Amour di Torino e il 15 al Locomotiv Club di Bologna.

Partiamo dal singolo Feel Alright, come è nato?

«In realtà è una suggestione arrivata dal nulla, a un certo punto prendiamo le cose che continuano a essere presenti nella nostra vita e le animiamo, diventano forma d’arte. Nel mondo di oggi è facile fermarsi alle apparenze: noi cerchiamo di rimanere affascinati ed entrare nei mondi delle persone, anche più sconosciuti. E questa attitudine speriamo di mantenerla negli anni, ci ha dato modo di vedere la vita da più prospettive e ci ha ispirato per l’album».

A proposito dell’EP, si chiama Window: l’immagine dell’apertura della finestra cosa vi suggerisce, dentro e fuori dal vostro immaginario?

«Sicuramente quando la apriamo e ci guardiamo dentro non dobbiamo spaventarci, ma accogliere il diverso. Un po’ come abbiamo fatto per i nostri concerti: la scelta di venue più piccole e magari di aumentare il numero delle date, non è casuale. Vogliamo goderci il nostro pubblico da vicino, dividerci in più parti, poi quando è possibile ci fermiamo per fare due chiacchiere con loro, sono stati un po’ “cavie”, abbiamo capito che sono contenti. E poi spalancando quella finestra al di fuori di noi, vediamo proprio queste persone pronte ad accogliere il nostro mondo, crescendo insieme, continuando a lavorare».

Vi siete trovati in questo percorso a lavorare con chi mastica musica da decenni, cito su tutti Mobrici e Antonio Filippelli: cosa avete attinto dal rapporto lavorativo e umano con loro?

«Sono persone che ci tramandano esperienze di vita e di approccio al lavoro. Con Mobrici è stato bellissimo perché noi siamo abituati a scrivere da soli, in tre, invece il quarto elemento l’abbiamo vissuto non come un’invasione di campo, ma come un dialogo interattivo. Lui poi, con i Canova e non solo, ha fatto tantissimo per la musica, è stato un onore lavorare insieme».

Il vostro pubblico è affettuoso e vi segue con grande calore: come vivete questo rapporto?

«Benissimo, ci piace considerarli una seconda famiglia. Con alcuni fan ci sentiamo regolarmente, dopo X-Factor hanno cominciato a seguirci in tour, riconosciamo ormai tante facce, sono molto attivi, abbiamo perfino fatto delle videochiamate per salutarne alcuni. È tutto nuovo questo mondo per noi, siamo estremamente grati».

Qual è il punto di forza dell’essere in tre ad affrontare tutto questo?

«Non sentirsi mai da soli se si è giù di morale, ci sono sempre gli altri della band a supportarti. Siamo figure intercambiabili tra noi, tutti andiamo in prima linea, le decisioni le prendiamo insieme, parliamo tanto e ci facciamo anche prendere da troppe paranoie. Abbiamo imparato ad ascoltarci, c’è una bella alchimia».

Insomma, sta per aprirsi questa finestra su di voi: cosa vorreste che il pubblico vedesse?

«Dei ragazzi giovani hanno cercato di inseguire sogni andando contro tutto e tutti, sentendosi anche sbagliati, a volte. Ma abbiamo sempre dato ragione di esistere a quei sogni, ci crediamo sempre, ci mettiamo passione e amiamo quello che facciamo».

Privacy Policy Cookie Policy