L'intervista
A Taranto Luca Romagnoli canta «La miseria», nuovo percorso solista tra musica e poesia
L'ex frontman dei Management (del Dolore Post-Operatorio): «Avevo bisogno di uscire da un binario già costruito, imparare qualcosa di nuovo non ti tradirà mai»
Arriva domani, sabato 8 marzo, a Taranto, da Spazioporto, La Miseria Tour, che prende il nome dal primo album solista di Luca Romagnoli, frontman dei Management del Dolore Post-Operatorio, che tra canzoni e «poesia elettrica» si ritaglia uno spazio intimo e visionario per raccontare la società in cui viviamo. Un vero e proprio concept album sulla miseria contemporanea in dieci tracce che ha già cominciato a portare in giro in tutta Italia, in un live che vede al suo fianco Pier Blasioli (suoni e distorsioni musicali) e Vik Di Santo (noise ritmici).
Che sensazioni ha avuto da questi primi incontri dal vivo col pubblico?
«Sicuramente è un concerto forte, legato anche a concetti politici, alle stesse poesie che leggo, di poeti che ho avuto la fortuna di conoscere, Paolo Maria Cristalli e Vik Stragovin, inseriti all'interno del disco. In mezzo a tutta questa energia poetica, insieme a Fabrizio Cesare, con cui continuo a scrivere altre canzoni, abbiamo messo su un live in cui si instaura un bellissimo rapporto emotivo col pubblico, si creano situazioni “alte”, un livello di profondità molto più complesso del semplice concerto. Sono orgoglioso, è una risposta che mi interessa molto più di quella numerica, la gente rimane spiazzata da questo modo “altro” di intendere musica e parole, ed è bellissimo, rimane qualcosa scolpito nell’anima».
La miseria è un concetto molto ampio, non si presta solo a un’interpretazione economica. Da dove nasce l’idea di questo tema?
«Quando ho incontrato Fabrizio abbiamo parlato a lungo, mi ha prestato il libro La Malora, abbiamo cominciato a discutere della miseria umana da cui siamo giornalmente circondati. È una parola che ha tanti significati, è stroboscopica, spettacolare, si riflette nella miseria che stiamo vivendo a livello di trash, squallore, comportamento politico, linguaggio televisivo molto basso. Se si ritornasse a una “sacra miseria”, quasi da Vangelo, il mondo forse sarebbe migliore».
Con il gruppo vi siete presi una pausa. È stata una necessità l’esperienza solista?
«Un bisogno, anche per cercare altri modi di imparare, e non solo continuare un lavoro su un binario che già uno si è costruito. Abbiamo fatto qualcosa di molto diverso dal passato, cercando da noi stessi altre risposte, ma spero non sia solo un mio bisogno personale, in questo momento storico della mia vita, perché tutti dovremmo aver bisogno di imparare sempre, cercare nuovi maestri e nuove cose. Bisogna uscire dal concetto che uno diventa vecchio e quindi meno adatto, invecchiando si possono sommare le esperienze, accrescendo la profondità, si può migliorare. Imparare è una cosa che anche nelle peggiori situazioni non ti tradirà mai».
Il pubblico che la segue dagli esordi come ha risposto a questa nuova sperimentazione?
«Una persona dopo l’ultimo concerto mi ha detto una cosa che mi ha fatto emozionare: che non aveva mai visto una cosa così fuori dagli schemi volutamente fatta per andare alla ricerca di qualcosa, e non per arrivare subito a un risultato riconoscibile. È una cosa in movimento, non ferma, hanno colto il tentativo e il lato poetico».
Cosa le piacerebbe che rimanesse di questo progetto - per esempio - fra qualche anno?
«Siamo partiti con l’idea che per il tipo di lavoro che abbiamo scelto di fare è qualcosa da riascoltare fra tanti anni. E forse la speranza è proprio quella di ritrovare, in futuro, i fiori di questo lavoro anche altrove. Una forma di esperimento che speriamo diventi ispirazione. Abbiamo avuto coraggio, oggi la spasmodica ricerca di un risultato ci ha sommerso, ci piace portare in giro qualcosa che magari altri non hanno la forza o la possibilità di fare, anche perché sono prodotti difficili da far funzionare».
Quella di Taranto è l’ultima data indoor di questa parte di tour, ora cosa la aspetta?
«Sicuramente continueremo a portare il progetto in giro con la bella stagione, ma sono alla ricerca di luoghi adatti a far esprimere al meglio questo live. Va creato un mondo attorno, non il solito locale o il solito festival».