Musica

M¥SS KETA mette un «punto»: fuori il nuovo album, tra onestà intellettuale e ricerca sonora

Bianca Chiriatti

Ad aprile il tour nei club fa tappa anche in Puglia, all'Eremo di Molfetta. E su Sanremo: «Nessuna canzone dell’album era adatta alla kermesse: ho preferito non “forzare”»

Il punto. Un segno grafico infinitesimale, con una forza che nessun altro ha. E proprio «.», scritto senza lettere, ma direttamente con il suo simbolo, è il titolo del nuovo album di M¥SS KETA, che esce oggi su tutte le piattaforme, e nei formati fisici vinile e cd. Personaggio singolare e misterioso, con un immaginario inconfondibile, da marzo 2025 partirà un lungo tour che la vedrà sui palchi dei club italiani e di sette città europee, e farà tappa anche in Puglia, il giorno di Pasquetta (21 aprile) all’Eremo di Molfetta.

La cantautrice dal volto velato e gli occhiali da sole ha incontrato la stampa per raccontare qualcosa di più su questo disco. Un anno e mezzo di lavoro, è un progetto frutto di un percorso e di una intensa ricerca anche a livello di suoni e produzioni, con influenze fidget house, synth-pop, tecktonik, passando per la dance di Gigi D’Agostino e le visioni dei Crystal Castles. Che sia un disco onesto e viscerale lo si capisce già dal titolo, forse un po’ «difficile» da trovare su Spotify per la peculiarità grafica, e questo fa già capire la natura tutt’altro che commerciale dell’operazione: «Ho pensato a un album essenziale - dichiara M¥SS KETA - soprattutto nella ricerca dei temi e dei testi. Mi sono impegnata nel non ripetermi mai, è stato un lavoro di fino, in cui ho tirato fuori emozioni primitive, cogliendo tante ispirazioni, tra cui Elena Ferrante di cui ho amato molto La Frantumaglia. Sono arrivata a un punto in cui ho capito che è meglio essere onesti con noi stessi e tirare fuori anche il “brutto”, più che creare forzatamente qualcosa di “accogliente” solo per accontentare il pubblico».

Icona della cultura milanese, ma con un successo che va anche oltre i confini nazionali, è soddisfatta di questo progetto, che presenta una profonda analisi, sonora ma anche visiva: «La copertina è didascalica - continua - ci sono io, c’è il mio colore preferito, che è il rosso, è c’è una Fiat Punto. Più chiaro di così! A livello di suoni mi sono spinta fino all’estremo. C’è perfino una canzone che si spinge in territorio no melody, una branca della trap a cui mi sono appassionata: sono suoni sporchi, underground, che richiamano la voglia di club e si adattavano ad argomenti così viscerali».

Non voleva inserire featuring in questo disco, eppure c’è una presenza dell’attrice Vera Gemma, nel brano Vendetta: «Ci siamo conosciute durante la lavorazione dell’album ed eravamo d’accordo su tante cose. In queste tracce c’è il mio punto di vista senza filtri sul mondo, che comprende anche il cambiare idea sulle cose: avevo detto che non inserivo i feat.? E invece uno lo metto, perché faccio quello che voglio».

Libera, senza pregiudizi e senza freni, M¥SS KETA adora alzare l’asticella, e si sente gasata da ogni sfida. Gli undici brani (tredici nella versione fisica, con due bonus track) mettono in luce le ingiustizie e le questioni irrisolvibili della vita moderna. Quotidianità logorante, caos, entropia, réclame che invadono ogni spazio, ultra-saturazione capitalista che si infiltra nelle strade e sugli schermi, facendo perdere progressivamente la razionalità. Il «punto» è quello di non ritorno, e la musica di M¥SS KETA offre un antidoto all’eterno scrolling, un viaggio allucinogeno e onirico che scuote e invita alla riflessione.

Temi complessi, alienazione, fragilità umana, sistema dei media che stanno plasmando una realtà artificiale e autonoma, ancora una volta riesce a trasportare l’ascoltatore nel suo immaginario, sempre più maturo e che raggiunge un’evoluzione sonora davvero notevole. E per tornare con i piedi «per terra» e a un tema di stretta attualità, sul finire dell’incontro le viene chiesto se ci sia dentro di lei la tentazione di un Festival di Sanremo. C’è già stata, nel 2020, come ospite di Elettra Lamborghini nella serata delle cover, cantando Non succederà più, e per condurre L’altro Festival, spin-off della kermesse insieme a Nicola Savino. «È un momento pop importante per la musica - conclude - sono attratta anche da quel tipo di immaginario popolare e da questo genere di manifestazioni. Durante l’ultimo anno, la priorità è stata la lavorazione dell’album, tutte le canzoni hanno avuto quello scopo. A mio avviso, quelle che sono venute fuori non erano adatte al palco dell’Ariston, e ho preferito non sforzarmi, seguire l’istinto. Se venisse fuori la traccia giusta, però, lo farei: sarebbe un gioco, ma da giocare con la canzone giusta».

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