L'intervista
Il tour di Willie Peyote fa tappa a Molfetta: «Ho riscoperto il valore delle sfumature»
«La Puglia? Il disco "Sindrome di Turet" è stato registrato tutto a Lecce, ad esempio, ed è stato il primo registrato con i ragazzi che ancora oggi suonano con me dal vivo»
«Non è (ancora) il mio genere»: il club tour di Willie Peyote fa tappa in Puglia domani, venerdì 1 dicembre, all'Eremo di Molfetta (Ba). Un appuntamento imperdibile per i fan del cantautore torinese che sta collezionando un sold out dopo l'altro nel giro d'Italia insieme alla sua band, portando sul palco il suo sound e le sue rime inconfondibili. In scaletta i brani di «Pornostalgia», l'ultimo disco che ha debuttato nella top 10 dei più ascoltati e venduti del Paese, ma anche i nuovi inediti «Frecciarossa», uscito a settembre, e «Picasso». I biglietti del tour, prodotto e organizzato da Magellano Concerti, compresa la data di Molfetta, sono disponibilit su TicketOne e nei punti vendita abituali.
Il suo è un nome che ormai circola da tempo nell'ambiente, a che punto è della carriera e cosa pensa sia cambiato dentro di lei nel modo di vedere la musica, dall'esordio a oggi?
«Non saprei dire a che punto sono arrivato, sicuramente ho sempre visto il percorso artistico come una maratona, più che come una sfida di velocità. Quello che sicuramente è cambiato è che con l'età adulta si smette di essere tranchant e si scopre il valore delle sfumature, nella scrittura come nella vita di tutti i giorni».
È in giro con questo tour già da un po', c'è qualcosa che le è rimasto particolarmente impresso?
«Non mi aspettavo una risposta del genere, considerando che questo show prende spunto da un disco ormai di 10 anni fa. Invece anche la parte di pubblico più giovane ha dimostrato di conoscere bene quei pezzi vecchi, che dal vivo non avevamo praticamente mai eseguito con questa formazione».
A proposito di pubblico, se dovesse descrivere il suo «fan» tipico, esiste o è un pubblico più variegato?
«Fortunatamente è un pubblico piuttosto misto, sia nell'età che nella formazione e nel gusto. Spesso i promoter e i gestori dei locali in cui suono mi dicono che è una bella audience, formata da persone educate, e dal momento che ne parlano come fosse una cosa meno usuale di quanto si possa pensare, sono molto contento».
In Puglia è venuto spesso, hai qualche ricordo particolare?
«Ci sono stato spesso, per concerti ma non solo. Il disco "Sindrome di Turet" è stato registrato tutto a Lecce, ad esempio, ed è stato il primo registrato con i ragazzi che ancora oggi suonano con me dal vivo».
La sua scrittura fa abbastanza scuola, c'è qualcuno tra i cantautori italiani attivi al momento che le piace particolarmente?
«Mi piace molto la penna di Giovanni Truppi, trovo abbia la scrittura migliore del Paese in ambito prettamente cantautorale. Anche Fulminacci ha dimostrato con l'ultimo disco di essere un grande autore. Marracash non è considerato un cantautore ma ha una penna superiore a tutti, sicuramente il miglior rapper della storia d'Italia in quanto a scrittura».
Il 2023 sta per concludersi: tirando le somme che bilancio ha di questo anno?
«Difficile da dire, ho suonato parecchio prima coi Savana Funk e ora col mio tour, ho scritto molto (ma questo ovviamente lo si scoprirà l'anno prossimo). Per ora mi godo le date dal vivo, visto che suonare è la parte che preferisco».