L'intervista

Biagio Antonacci, doppio concerto a Bari: «La Puglia nel mio cuore fin dall’infanzia»

Bianca Chiriatti

Appuntamento oggi e domani al PalaFlorio sul suo «Palco Centrale»

«Il palco al centro è efficace, io devo girare un po’ di più per non dare le spalle a nessuno, ma crea ancora più educazione e rispetto verso i fan». Si racconta così alla «Gazzetta» Biagio Antonacci, protagonista del «Palco Centrale Tour», questa sera e domani al PalaFlorio di Bari. Un’occasione per i fan del cantautore di guardarlo negli occhi ancora più da vicino, viaggiando attraverso una scaletta che ripercorrerà i suoi oltre trent’anni di carriera insieme a una band formata da Placido Salamone (chitarra e direzione musicale), Massimo Varini (chitarra), Emiliano Fantuzzi (chitarra, Programmazione), Jacopo Carlini (piano, tastiere), Lucio Fasino (basso), Donald Renda (batteria) e Ernesto Lopez (percussioni).

Antonacci continuerà a portare la sua musica in tutto il paese anche in estate, sui palchi di alcuni dei festival più importanti dello stivale: «Quello sarà un palco “normale”, sarà un’estate impegnata ma spero di riuscire a ritagliarmi un po’ di tempo per venire anche in Puglia ad agosto, magari in vacanza».

La Puglia, appunto, che sensazioni le richiama?

«I profumi di agosto mi riportano alla mia infanzia, ai giorni passati nei vari lidi nella zona di Bari, alle escursioni lungo tutta la costa, da Polignano fino a Torre Canne. Ancora ritorno al mio viaggiare di domenica per andare un po’ fuori Bari per mangiare qualcosa, o le visite a Ruvo di Puglia dalla famiglia dalla parte di mia nonna Riccardi, che era sempre pronta ad accogliere a braccia aperte i nipoti che venivano da Milano. Tutte cose che mi mancano molto».

È reduce da una bellissima esperienza sanremese che l’ha vista al fianco di Tananai, che possiamo dire lei abbia un po’ «consacrato»: che ne pensa delle nuove leve della scena italiana?

«Tananai è un ragazzo fantastico, ricorda molto il Biagio di 28 anni. In generale sono molto attratto dalle nuove leve, quelle che hanno la testa, hanno un’idea e vogliono restare, anzi lottano per restare».

Da sempre il suo lato «rock» convive con quello più intimo ed emozionale: c’è un momento in cui uno prevale sull’altro?

«La mia parte rock convive con quella più intima, perché dentro sono intimo e rock. Biagio è proprio quello che fa con la sua musica, lo stesso carattere è il mio: posso essere dirompente, estroverso, altre volte timido e mi chiudo, divento più acustico. La mia musica mi rappresenta fino in fondo, essendo un cantautore, racconta la mia parte emotiva come uomo. Mi rispecchia al 100%».

Dopo così tanti anni di carriera cos’è, allora, che le fa venire voglia di andare avanti, la spinge a voler continuare a fare musica nuova?

«Indubbiamente la curiosità è ciò che mi aiuta a procedere: per esempio il pezzo che ho fatto con Benny Benassi, Tridimensionale, lo dimostra: sono un uomo coraggioso nella musica, non mi fermo a inseguire il successo che ho già ottenuto. Alla fine quelle canzoni che ho scritto resteranno per sempre. Ora mi devo divertire, devo tornare indietro, diventare ancora un “hobbista” della musica».

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