BARI - La natura stupisce ancora: nella spiaggia cittadina di Bari, a Pane e Pomodoro, con la bassa marea di dicembre spunta quasi un'isola in mezzo al mare. Complice un cielo terso inaspettato per il mese, lo scenario che regala il mare lascia senza fiato. C'è chi ne approfitta per fare una passeggiata e per godersi il tepore e chi immortala il panorama, ma la spiaggia così, abituati a vederla piena di gente in estate, sembra una favola.

SCOPERTA LA TARGA DEDICATA AL COMMENDATORE FRANCESCO CORAZZA, CHE REALIZZÒ I LAMPIONI DEL LUNGOMARE BARESE

Questa mattina si è tenuta la cerimonia di scoprimento della targa posta in prossimità della spiaggia di Pane e Pomodoro (alla fine del lungomare monumentale), dedicata al commendatore Francesco Corazza, che realizzò gli iconici lampioni del lungomare di Bari con la sua azienda “Officine Fonderie Corazza”. Alla cerimonia, assieme a Elena Corazza, figlia di Francesco, e agli altri familiari, è intervenuto il sindaco Vito Leccese.

“Teniamo in modo particolare a questa iniziativa, avendo rincorso questo momento da ben prima che diventassi sindaco - ha dichiarato Vito Leccese -. In primo luogo perché l’amministrazione comunale punta molto sulla valorizzazione della storia cittadina, e poi perché i lampioni monumentali del nostro lungomare sono un elemento identitario della nostra città. Sono ormai famosi in tutto il mondo. Essere riuscito a riprodurre, con una creatività tutta levantina, il candelabro tipico che illumina alcuni punti del Lungosénna, ha contribuito a far crescere il famoso adagio popolare che accomuna Bari a Parigi. E non è un caso che la Bari moderna sia nata con Gioacchino Murat. Da quel momento, peraltro, è nata una sana competizione con Napoli, motivo per cui la nostra città conta quattro teatri bellissimi così ravvicinati tra loro. Quindi questa targa intende ricordare non solo Francesco Corazza e la sua grande intraprendenza, grazie alla quale è riuscito a realizzare un elemento così rappresentativo della nostra città, ma soprattutto le radici stesse di Bari. La nostra comunità intende continuare a crescere, dando continuità ai sogni, alle ambizioni che hanno mosso i nostri padri”.

“Desidero ringraziare il sindaco Vito Leccese, che ha creduto molto in questo riconoscimento al lavoro di mio padre, la Sovrintendenza e tutte le persone, in particolare del Gabinetto del Sindaco, che hanno lavorato per raggiungere questo risultato - ha aggiunto Elena Corazza -. Sono davvero molto emozionata, anche perché il nostro lungomare sarà sempre illuminato dai nostri candelabri, e questo mi inorgoglisce molto”.

LA STORIA

I 197 iconici lampioni del lungomare che adornano i tre chilometri di strada, dall’entrata del porto a Pane e Pomodoro, sono tra i simboli più noti di Bari, immortalati in cartoline, fotografie e dipinti d’autore. I lampioni, in ghisa nera, furono installati durante la costruzione del lungomare cittadino voluto da Araldo di Crollalanza. Quindi con i tufi provenienti dalla “cava del prete” fu creato il waterfront barese, che si andò pian piano a illuminare proprio grazie ai caratteristici candelabri.

I lavori durarono dal 1929 sino alla metà degli anni 30 e originariamente previdero un uso più esteso delle lanterne che arrivavano addirittura fino all’entrata monumentale della Fiera del Levante. Ma i baresi potettero godere del nuovo lungomare solo per poco tempo: durante la seconda guerra mondiale l’industria bellica fece man bassa di tutto ciò che era composto di metallo per costruire armi; così i lampioni vennero smantellati e la strada costiera dovette rimanere priva sino al termine del conflitto mondiale.

Nel 1949 si decise, però, di avviare una sottoscrizione per raccogliere i fondi necessari al ripristino degli amati lampioni. Ne furono subito costruiti 21, ma ci passò una decina d’anni prima di veder completati gli altri 176.

A partire dal 1962 i lampioni furono oggetto di un considerevole restyling: le lampade sferiche che li avevano caratterizzati fino ad allora vennero sostituite con quelle cilindriche odierne. A realizzarli fu l’azienda barese “Officina Fonderia F. Corazza”, il cui marchio è impresso in rilievo sul basamento di ognuno di essi. La fabbrica era diretta dal commendatore Francesco Carrozza.

La notte di Capodanno del 1980 il lungomare fu devastato da una mareggiata e i blocchi in pietra spostati, compresi i lampioni, di parecchi metri. Alcuni lampioni andarono distrutti e, grazie alla stessa fonderia Corazza che conservava ancora il calco originale, poterono essere riprodotti. I lampioni portano incisa la scritta “Officina Fonderia F. Corazza”.