Il comizio

Schlein a Bari al fianco di Leccese: «Vito sarà una garanzia per tutti i baresi» FT/VD

Redazione online (Foto Donato Fasano)

L'attacco della segretaria del Pd: «Ci sono dentro misure già previste e non si mette un euro»

BARI -  «E' un decreto fuffa quello con cui pensano di affrontare le liste di attesa per cui gli italiani aspettano anche due anni per una gastroscopia senza mettere risorse, la presa in giro che hanno fatto ai cittadini a 5 giorni dal voto. Non lo dico soltanto io o il Partito democratico, lo dicono le regioni della destra e gli esperti che è un decreto fuffa con dentro delle misure già previste e senza mettere un euro in più, anzi si cerca di facilitare il privato quando per affrontare strutturalmente le liste di attesa, lo sanno tutti, bisogna evitare che si svuotino i reparti». Così la segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein, a Bari per la campagna elettorale, sulla decisioni del governo sulle liste d’attesa.

«È una emozione tornare a Bari per sostenere la corsa a sindaco di Vito Leccese: sappiamo, perché lo conosciamo, qual è la sua grande competenza e il suo amore per questa città e soprattutto la sua conoscenza su come far funzionare un’Amministrazione, questa è una garanzia per tutti i baresi. Vito sa dove mettere le mani, sa dove intervenire per continuare l’ottimo lavoro di uno dei più grandi sindaci d’Italia, Antonio Decaro». Così la segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein, a Bari per la campagna elettorale a sostegno del candidato sindaco del Pd Vito Leccese.

«Possono fare una cosa semplice - ha detto -, ma per ideologia non lo fanno. Possono votare la legge che abbiamo presentato a mia prima firma che chiede di fare quello che serve: più risorse sulla sanità pubblica e sbloccare il tetto alle assunzoni che ha messo il governo Berlusconi nel 2009 in cui Giorgia Meloni era ministra. Se vogliono davvero salvare la sanità pubblica votino insieme a noi quella legge perché questo decreto fuffa, in realtà, contiene misure già previste, non mette risorse a disposizione e rischia di agevolare e rafforzare ulteriormente il privato quando serve fare nuove assunzioni per il pubblico per eliminare le liste d’attesa». «Quindi, è molto semplice: servono più risorse e un piano straordinario di assunzioni nel pubblico». «L'unica cosa positiva - ha concluso Schlein - è che questo decreto dimostra che avevamo ragione noi e abbiamo costretto Meloni a darci ragione, ovvero a certificare che non hanno messo risorse sufficienti per abbattere le liste d’attesa». 

«E' gravissimo che una forza di maggioranza abbia attaccato frontalmente il presidente della Repubblica nel giorno della festa della Repubblica. A mia memoria questo non è mai accaduto e trovo ulteriormente grave che non sia arrivata una presa di distanza netta da parte della presidente del Consiglio Meloni, la stiamo ancora aspettando» ha poi commentato così Elly Schlein le frasi ironiche di oggi del senatore della Lega Claudio Borghi sul capo dello Stato. 

«L'asticella porta iella, lo sapete che non la metto - ha risposto Schlein ai cronisti che le chiedevano quale risultato si aspetta dalle elezioni - penso che stiamo facendo una bella campagna elettorale riportando il partito dove la sua gente se lo aspetta: tra le persone, nei luoghi di lavoro, nelle aziende che sono in difficoltà e davanti ai luoghi di cura dove c'è bisogno di mettere al centro i diritti fondamentali degli italiani. La risposta è molto calorosa».

«Se c'è un Paese che ha bisogno di una legge sul salario minimo come quella che stiamo proponendo con una legge di iniziativa popolare è l’Italia. Lo dice un dato, questo è l’unico Paese europeo in cui i salari reali non solo non sono aumentati dal 1990, ma sono addirittura diminuiti. Quindi, se c'è un Paese che ha bisogno di dire che sotto i nove euro l’ora non è lavoro ma è sfruttamento questo è l’Italia». 

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