Cinema

Bif&st a Bari, in un docu la straodinaria storia dell'Italia nello Spazio VIDEO

Redazione online (Foto Donato Fasano)

Ecco lo Spazio italiano di Marco Spagnoli, Vinicio Marchioni ne è la voce

BARI - La nuova frontiera anche per quanto riguarda il cinema? Sicuramente lo spazio. La pensa così Marco Spagnoli, regista di SPAZIO ITALIANO. DALLE ORIGINI AL PROGETTO SAN MARCO, docu-film scritto dallo stesso Spagnoli insieme a Francesco Rea e con voce narrante di Vinicio Marchioni. Prodotto e distribuito da Luce Cinecittà, il film, che passa oggi nella selezione ufficiale del Bif&st, racconta soprattutto la storia straordinaria e poco conosciuta dell’Italia e del suo rapporto con lo Spazio. Un rapporto che inizia negli anni Trenta a Guidonia, dove viene creata la cosiddetta Città dell’Aria che raccoglie alcuni degli scienziati italiani più preparati su questioni come la 'prima camera a reazionè. Le ricerche italiane porteranno poi, durante la seconda guerra mondiale, a creare Larson, un progetto segreto simile a quello di Wernher von Braun in America. In questa squadra troviamo uno scienziato come Edoardo Amaldi che si rifiuterà categoricamente di andare negli USA, diventando così il padre della fisica italiana e invece un altro, Antonio Ferri, partigiano pluridecorato, che verrà convinto da Moe Berg, ex stella del baseball diventato spia poliglotta, ad andare in America dove darà un contributo fondamentale alla stabilizzazione dell’F1: il motore di quello che sarà l’Apollo 11 che porterà l’uomo sulla Luna. In Italia, invece, come si vede nel film, il professore della Sapienza Luigi Broglio, generale dell’aviazione, prenderà in mano il progetto satellitare italiano, arrivando, grazie ai buoni uffici di Amintore Fanfani, Giorgio La Pira e Enrico Mattei, a creare due progetti: il primo è il lancio del primo satellite italiano chiamato San Marco, terzo dopo URSS e USA nel 1964. L’altro progetto invece è la creazione di una base di lancio in Kenya a Malindi. Ma Broglio, scienziato del calibro di Marconi ed Enrico Fermi, quando arriverà la necessità di fare entrare l’industria nella conquista spaziale italiana, preferirà andarsene. Spiega Spagnoli: «Negli ultimi due anni abbiamo assistito ad un proliferare di serie tv e film legati all’esplorazione dello spazio: questa nouvelle vague di film non è casuale. Il massiccio arrivo di privati come Elon Musk e Richard Branson nel mondo spaziale, la nuova guerra fredda con la Cina e le sue missioni spaziali, hanno chiaramente orientato l’audiovisivo ad una nuova sensibilità politica che considera lo spazio come prioritario e non come mera ricerca. La cosiddetta Space Economy - continua il regista - oggi è una realtà ed è per questo che anche in Italia si sta lavorando a mostrare il nostro punto di vista sui viaggi spaziali come mai prima d’ora». Prodotto da Luce Cinecittà il film prende le mosse dal 15 dicembre 1964, a bordo di uno Scout 4 dalla base statunitense di Wallaps Island in Virginia. Su quel vettore c'è infatti il primo satellite San Marco, e nella sala di controllo a gestire le intere fasi del lancio c'è il team italiano che ha dato vita alla missione. L’Italia diviene così il terzo paese al mondo a mettere in orbita in piena autonomia un satellite, dopo Usa e URSS. "Lo spazio italiano viene dunque da lontano, ma soprattutto guarda lontano - dice Spagnoli - . Alla Luna e a Marte ma anche allo spazio commerciale in orbita bassa, mettendo a frutto decenni di ricerca e sviluppo che hanno fatto del nostro paese uno dei pochi al mondo a possedere le capacità dell’intera filiera spaziale, dal vettore al satellite o struttura spaziale da mettere in orbita, sonda da inviare nello spazio profondo». 

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