Diario di classe
La nostra Liberazione spiegata ai ragazzi
Il 25 aprile, Festa della Liberazione dal nazifascismo, è la data tinta di rosso sul calendario e ben in vista per non essere dimenticata e non passare inosservata
Il 25 aprile, Festa della Liberazione dal nazifascismo, è la data tinta di rosso sul calendario e ben in vista per non essere dimenticata e non passare inosservata. Come non parlarne con gli studenti, non rendere omaggio a questa giornata di speranza… che pure quest’anno ha il sapore amaro per la sensazione - o forse consapevolezza - che non sia stata mai del tutto compiuta, né risolta.
Una liberazione parziale che ha lasciato oppressi non ancora liberati, e non cambia se ciò accade al di qua o là del nostri giardini fioriti. Come sempre in mio soccorso il linguaggio dell’arte, capace più delle parole, di descrivere il senso delle cose ai miei giovani studenti e per parlare loro di libertà non potevo che scegliere di raccontare l’opera di Eugène Delacroix La libertà che guida il popolo, realizzata nel 1830 a distanza di pochi mesi dalle Tre Gloriose Giornate parigine, nate in opposizione alle leggi censorie e alla politica autoritaria. Questa tela dal grande formato, ha conservato oggi come allora, la forza dirompente del desiderio di liberazione che resta uguale ad ogni latitudine,
Cambia il tempo, il profilo della città in lontananza, cambia la bandiera tenuta stretta tra le mani, cambieranno i costumi e i tratti somatici dei protagonisti, ma non risulterà affatto modificato il senso. La libertà è femmina e indica la strada ed appare in testa ad una moltitudine di persone provenienti da diversi contesti sociali che ben traducono un sentimento collettivo che oggi appare, nostro malgrado, quasi del tutto perduto.
E quando penso alla giovane donna dalle sembianze di una dea, penso che anche oggi la libertà non potrebbe che essere femmina.
Festa della Liberazione mentre dovrò rivendicare la mia libertà di essere donna a mio modo, secondo i miei principi ed i miei tempi. Lo rivendico oggi mentre appare messo di nuovo in discussione ciò che davamo per scontato.
Festa della Liberazione mentre Gaza brucia, annientata sotto tonnellate di bombe dal democratico governo di Netanyahu.
Festa della Liberazione ma rispettando le regole del politically correct, per non pagare il pegno della cancellazione o della censura, come ci insegna il caso Scurati e prima ancora le vicende di Roberto Saviano, passate a lungo silenti.
E che sia una liberazione parzialmente compiuta, lo comprendiamo stando a scuola, dove i nostri ragazzi e le nostre ragazze patiscono spesso nelle classi, nei corridoi e più ancora fuori dai nostri recinti protetti, esclusioni ed incomprensioni alimentate da un microfascismo latente, che ancora si annida e che ha resistito al tempo, come mi scrive il mio collega Derobertis nei lunghi messaggi in cui ci scambiamo le idee circa la scuola che vorremmo.
Festa della Liberazione dai pregiudizi verso lo straniero, che non può divenire un numero sopportabile nelle nostre classi, ma ricchezza e orgoglio e visione.
Allora gioisco in parte, in attesa di essere anche io liberata, questa volta né dall’esercito americano né dell’Armata Rossa ma da noi stessi, dai nostri pregiudizi e dalle nostre ottuse superstizioni.