Il blog
Manca solo dichiarare guerra alla Kamchatka
Tutto questo solo per distoglierci dall’unico argomento di cui gli italiani dovrebbero dibattere e commentare a fine gennaio
Stiamo perdendo di vista l’obiettivo. Una settimana intera a leggere punti di vista e commenti su Trump, sul saluto romano di Musk (che vuol esser fatto passare per uno spasmo muscolare), sull’ annessione della Groenlandia, su prendere Panama con le armi, cambiare il nome al golfo del Messico, spargere dazi come fossero caramelle e informare il Canada che, come cinquantunesimo stato, starebbe proprio bene. Manca solo dichiarare guerra alla Kamchatka. Cerco altre notizie sulla nostra amata patria ma mi rendo conto che in Italia poi non stiamo poi messi meglio: il governo è ai ferri corti con la corte penale internazionale per la scarcerazione di Almasri, accompagnato frettolosamente con un volo di stato dei servizi con tanto di stuzzichini e coca zero, per “vizio procedurale”.
Contestualmente ad Agrigento sono in giro per le strade con i metal detector perché per la fretta hanno asfaltato strade con annessi tombini e griglie di scolo per una visita di Mattarella. Non c’era tempo per fare le cose ad arte e non hanno segnato dove fossero tombini e griglie.
Mi hanno ricordato la buonanima di zia Maria, sarta, quando le ho portato un paio di jeans da rammendare di quelli che per moda si portavano strappati: ha chiuso qualsiasi cosa potesse chiudere, comprese le tasche. Ho dovuto naturalmente buttarli.
Il risultato ad Agrigento è che i costi iniziali per un semplice asfalto saliranno enormemente mentre regione e comune litigano stile casa Vianello. Resomi conto delle scoraggianti notizie italiane, son tornato ad interessarmi dei primi vagiti del secondo mandato di Trump, spulciando tra editoriali, commenti, video e foto dell’insediamento: dalla Meloni unico leader europeo presente, che ha con Trump lo stesso rapporto che aveva il rag.
Ugo Fantozzi con il megadirettore galattico duca conte Balabam; agli zio Paperone Bezos, Altman, Musk e Zuckerberg che con le loro tecnologie e risorse infinite potrebbero cambiare grazie ai social le sorti del mondo con un click. O forse lo fanno già e non ce ne rendiamo ancora conto; a Barron Trump, diciottenne figlio di Melania e Donald, che dalle facce e dai modi scommetterei di vederlo fra vent’anni in corsa anche lui per le presidenziali USA: le sorti del mondo in mano a pochi tecnocrati e politici con la stessa moderazione di Vittorio Sgarbi e il tatto di Vittorio Feltri.
Tutto questo solo per distoglierci dall’unico argomento di cui gli italiani dovrebbero dibattere e commentare a fine gennaio. Sta per iniziare Sanremo, Pieraccioni e Panariello non sono stati ancora invitati da Carlo Conti, e non abbiamo ancora una squadra per il Fantasanremo.