Fritto misto

«Io propio avvolte non capisco»

Francesco Donato

Non è italiano il mio, il titolo e i verbi sono sbagliati, ma è quello che potrebbe essere il nostro lessico fra qualche anno

Se vi direi che un terzo degli italiani oggi non riesca a comprendere un testo complesso, state tranquilli, avete ragione, non è italiano il mio, il titolo e i verbi sono sbagliati, ma è quello che potrebbe essere il nostro lessico fra qualche anno. Due notizie: la prima riguarda un nuovo rapporto dell'Ocse sull'analfabetismo funzionale che fotografa una situazione allarmante per il nostro paese, che si posiziona negli ultimi posti tra le 31 nazioni analizzate per capacità di lettura, calcolo matematico e risoluzione dei problemi nella popolazione adulta tra i 16 e i 65 anni.

Quindi basta con le risate per gli errori grammaticali di Checco Zalone, il “Batti lei” di Fantozzi e i comizi di Cetto Laqualunque: fra non molto non faranno più ridere perché saranno la norma. Ma questo lo sapevamo già dopo aver sentito “quando uno pensa a Londra pensa a Times Square” di Sangiuliana memoria. Ora non staremo qui a riportare la classifica degli strafalcioni dei politici nell’ultimo anno, ma (seconda notizia) dalla politica viene fuori la scelta di rendere il nostro paese quello con più università on line in Europa. “Però! Siamo avanti e abbiamo reso più smart il mondo accademico prima degli altri” potrebbe pensare qualcuno, ma così non è guardando i dati dell’istruzione in Italia.

Negli ultimi dieci anni le ottantasei università italiane hanno segnato un più diecimila presenze, le undici telematiche più duecentomila: siamo il paese europeo con più università on line e private. Zero test di ingresso, esami spesso fatti on line in violazione delle linee guida e ci si laurea più velocemente. Il divario con paesi come Finlandia, Giappone o Paesi Bassi è impressionante e ne esce una fotografia impietosa, il nostro grado di preparazione a fine percorso universitario è quasi pari a quello di chi termina le superiori in Finlandia. Da “Io speriamo che me la cavo” sono passati 32 anni, ma Peppiniello, il ghiotto di dolci, oggi avrà quarant’anni circa e potrebbe essere un laureato in ingegneria in una delle università italiane. Che sia laureato a “La Sapienza” di Roma, alla “Aldo Moro” di Bari o ad una telematica non lo saprete mai: ma voi ci vivreste in una casa fatta con i suoi calcoli?

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