Il video
Taranto, quello che il consigliere Illiano non dice
This browser does not support the video element.
Quello che il nuovo acquisto di Matteo Renzi a Taranto però non dice è che semplicemente non ha voluto essere interrogato
TARANTO - «In 10 anni Filippo Illiano non è mai stato interrogato da un pubblico ministero». È vero quello che ha detto il nuovo consigliere comunale di Italia Viva, ma è incompleto. Nel suo primo intervento dopo il ritorno nell’assise cittadina, Illiano ha attaccato chi diverso tempo «lo martella» e lui non «sa quale c…o di motivo». Quello che il nuovo acquisto di Matteo Renzi a Taranto però non dice è che semplicemente non ha voluto essere interrogato. Filippo Illiano è stato rinviato a giudizio perché accusato di truffa ai danni del Comune di Taranto perché dopo l’elezione era stato assunto, secondo l’accusa fittiziamente, e aveva il suo datore di lavoro ottenuto rimborsi dal comune per i lauti stipendi che gli erano stati riconosciuti.
In totale la Guardia di finanza aveva quantificato in 75mila euro la somma illecitamente sottratta alle casse comunali in concorso con il commercialista Andrea Castellaneta e Franca Allegretti entrambi nel tempo amministratori della «Data Entry Oregon» società che si occupa di elaborazione dati. Era stato assunto formalmente a novembre 2009 e aveva ottenuto un contratto da impiegato di concetto di I livello pur «avendo conseguito – come specificano i magistrati - solo il diploma di licenza media inferiore». Il processo, che di fatto non è mai iniziato, si è chiuso con la prescrizione. Ecco al neo consigliere comunale renziano sarebbe bastato rinunciare alla prescrizione e permettere ai magistrati di andare avanti con il processo e stabilire con una sentenza la sua eventuale innocenza.
E se così avesse fatto, mostrando coraggio e certezza della sua estraneità alle accuse, avrebbe potuto essere sottoposto all’esame come imputato: avrebbe così risposto alle domande del suo avvocato difensore e anche a quelle della procura. Ma non lo ha fatto. Non lo ha voluto fare. Non solo. Anche dopo la chiusura delle indagini, ben prima dell’avvio del processo. Illiano avrebbe potuto chiedere di essere interrogato dagli inquirenti e fornire la sa versione dei fatti, ma nemmeno in quell’occasione ha voluto farlo. L’onere della prova in Italia spetta all’accusa, certo, ma un rappresentante dei cittadini come lo è stato e lo è nuovamente Illiano dovrebbe fare tutto il possibile per fugare ogni dubbio sulla sua limpidezza. Questo non fa di Illiano un colpevole, sia chiaro, ma nemmeno l’immagine di un martire perseguitato da decenni sembra calzante.