Dal Salento
Da Otranto a Valona a nuoto: l'impresa in mare di Eva Buzo
This browser does not support the video element.
Partita stamattina, è un'ultra-maratoneta di nuoto, direttore esecutivo di VAI (Victim Advocates International), avvocato che tutela i diritti umani, ha esperienza di lavoro con vittime in Africa orientale, Asia meridionale e Australia
È partita questa mattina dopo qualche giorno di attesa per constatare le condizioni meteo-marine, Eva Buzo, la leggenda del nuoto ultra-maratona, che si cimenta nella traversata da Otranto a Valona, in Albania.
Eva Buzo è il direttore esecutivo di VAI (Victim Advocates International), un avvocato che tutela i diritti umani, ha esperienza di lavoro con vittime in Africa orientale, Asia meridionale e Australia. E ha all’attivo collaborazioni con organizzazioni tra cui World Vision, Save the Children e BRAC. Eva fa parte dell’elenco di Justice Rapid Response come esperta di indagini penali internazionali, esercita anche presso il NSW Bar ed è membro di Black Chambers. E nel tempo libero si dedica al nuoto.
Non è la prima impresa della “nuotatrice per passione”, come si definisce lei stessa. Nel marzo dello scorso anno, ha nuotato due volte consecutive sul fiume Derwent, per un totale di 75 chilometri in due giorni. E il successivo 13 luglio la Buzo ha attraversato a nuoto il lago di Ginevra, da Chateau Chillon a Bains des Pâquis, percorrendo 69 chilometri. Pochissime persone si sono cimentate in questa avventura.
L'altra mattina il sindaco di Otranto Francesco Bruni e alcuni assessori e consiglieri hanno salutato Eva nella sede municipale idruntina. «Un’iniziativa interessante e suggestiva nel nostro comune, un ulteriore modo di legare le due sponde dell’Adriatico, due facce diverse di un’unica cultura - ha detto il sindaco Bruni - Siamo sempre stati interessati da continui scambi, come ponte tra Oriente e Occidente. Dobbiamo suggellare il nostro legame anche con iniziative come questa. Noi tutti auguriamo a Eva di riuscire a raggiungere il suo obiettivo e di completare quella che non è solo un’impresa sportiva, ma anche culturale».