La cerimonia
«Donerò questa chiave ai palestinesi»: le parole di Francesca Albanese a Bari. Manifestanti pro e contro davanti al Comune
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Acclamata al Piccinni e contestata fuori dal centrodestra, la relatrice ONU attacca: «Sanzionata come in un sistema mafioso. Il governo italiano? Fanalino di coda e corresponsabile»
«Non so perché alcuni facciano fatica a usare la parola genocidio, un termine dal carico gravissimo che tuttavia ben descrive i crimini di guerra che Israele perpetra da quando è praticamente nata. Ogni colonia è un crimine di guerra. Il centrodestra mi ritiene un personaggio divisivo? Non commento». Lo ha dichiarato Francesca Albanese, relatrice speciale delle Nazioni Unite sui territori palestinesi occupati, a margine della cerimonia di consegna delle chiavi della città di Bari, oggi 4 agosto. Ad accogliere Albanese nel teatro Piccinni un lungo applauso, bandiere palestinesi e un urlo ripetuto a gran voce: «Palestina libera».
«Ritenete normale - ha aggiunto - che un tecnico incaricato dalle Nazioni Uniti venga sanzionata al grado massimo? [riferendosi alle sanzioni degli Usa, ndr] È un'aberrazione, avrebbe dovuto esserci un moto da parte di tutti gli Stati, molti hanno dimostrato la loro contrarietà ma non il nostro Governo. Ma del resto, l’Italia è fanalino di coda».
«Questa chiave - ha detto poi nel corso della cerimonia - la donerò ai palestinesi. Il vostro gesto mi fa onore e mi commuove. Per me è un momento estremo e delicato, le sanzioni americane per me e la mia famiglia sono gravissime e mi renderanno la vita effettivamente difficile. L’unico modo per reagire a queste tecniche di intimidazioni mafiose è a testa alta e a schiena dritta».
«Questo governo è corresponsabile di quello che sta succedendo al popolo palestinese. La questione palestinese è stata derubricata dalla politica e dalla stampa asservita».
Fuori da Palazzo di Città una rappresentante del centrodestra, capeggiata dal consigliere comunale della Lega, Giuseppe Carrieri, ha nuovamente contestato la scelta del sindaco Leccese di offrire a Francesca Albanese l’onorificenza. «Lei non ha fatto niente per la città di Bari, è un personaggio divisivo», ha dichiarato, stringendo in mano il cartello con la scritta “Non in mio nome”.
L'APPELLO ALLA REGIONE PUGLIA
«Il conferimento delle chiavi della città alla relatrice delle Nazioni Unite che ha toccato il nervo scoperto del sistema, non può essere simbolico. Oggi il cambiamento significa che il made in Israel non deve essere più accettato». Lo ha detto Francesca Albanese, la relatrice speciale delle Nazioni Unite sanzionata dagli Usa, ricevendo le chiavi della città di Bari.
«Lo stanno facendo altri sindaci, la Regione Puglia può essere la prima a farlo: serve un’ordinanza che ricordi ai cittadini l’obbligo di non ospitare più prodotti made in Israel. Ma non basta, è fondamentale capire i collegamenti delle aziende come la Leonardo spa che fornisce componenti essenziali per la polverizzazione di Gaza, assistenza strategica e militare e il perfezionamento dei droni. È necessario che ci sia una disamina di tutte le relazioni che ogni ente pubblico e privato ha col sistema israeliano, universitario, economico, bancario. Che siano vendite etiche e appalti etici, è un impegno minimo».
LE DUE MANIFESTAZIONI PRO E CONTRO FRANCESCA ALBANESE
Due manifestazioni, una di fronte all’altra mentre all’interno del teatro Piccinni, il sindaco di Bari, Vito Leccese, consegnava le chiavi della città a Francesca Albanese, relatrice speciale delle Nazioni Unite per i territori palestinesi. Il centrodestra cittadino, con il cartello «Non in mio nome» fra le mani ha manifestato la propria contrarietà all’iniziativa. Tra i manifestanti consiglieri comunali di Fratelli d’Italia e Lega che già nei giorni scorsi avevano criticato l’iniziativa sostenendo che Francesca Albanese è una «personalità divisiva» e che «ci sono mille altri problemi per Bari, e altri modi per manifestare solidarietà al popolo palestinese e opporsi alle violazioni dei diritti umani».
Di fronte a loro hanno manifestato i movimenti pro-Palestina che hanno invece sostenuto Albanese con bandiere e cori che inneggiavano alla «Palestina libera».