l'evento
Bari, dopo 24 anni l'abbraccio di Pinuccio e Lella Fazio con chi ha risolto il caso di Michele: «Non coviamo odio»
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Nella giornata di seminario di studio, il rettore Bronzini ha consegnato ai Fazio il sigillo dell'Università: «Un gesto per un ragazzo che aveva il sogno di iscriversi all'università»
BARI - Dopo 24 anni, tutti i protagonisti della dolorosa vicenda di Michele Fazio, vittima innocente di mafia, si sono rincontrati nella facoltà di Giurisprudenza per un seminario di studi dal titolo «Il silenzio non è degli innocenti». Un nome emblematico che ben rappresenta il coraggio e la battaglia di due genitori, Pinuccio e Lella, nel cercare giustizia ma soprattutto nel cercare di cambiare le cose. Parlando con i giovani, con i professionisti del domani. Educandoli alla cultura della lotta alla mafia e all'omertà.
Una sala piena di studenti si è fermata ad ascoltare tutti gli attori che hanno portato alla verità sulla morte del 15enne, che nel 2001 fu raggiunto da una pallottola vagante a pochi passi dalla sua abitazione a Bari vecchia, ucciso per errore in una faida tra clan. Tra questi anche il dottor Luigi Liguori, questore e capo della squadra mobile. È intervenuto anche il rettore Bronzini, che ha consegnato a Pinuccio e Lella Fazio il sigillo dell'università: «Un gesto per un ragazzo che aveva il sogno di iscriversi all'università, e se non ce l'ha fatta è solo per colpa nostra».
«Spesso si dice che Michele era al posto sbagliato al momento sbagliato, ma lui era al posto giusto, stava tornando a casa dai suoi genitori», racconta Lella. «Non bisogna essere omertosi, io lo sono stata e me ne pento, avevo 4 figli da crescere. Ma dopo la morte di Michele la mia vita è cambiata. Io non li odio, gli assassini di mio figlio li abbiamo perdonati. All'inizio sì, li ho odiati tanto, ma senza odio non c'è vita. Oggi continuo a vivere, il cuore lacrima sì, ma vivo bene».
«Questa è una giornata storica perché riabbracciamo, dopo 24 anni, tutte quelle persone che hanno permesso la risoluzione del caso di Michele. Lo dico sempre, loro sono i nostri angeli - ha detto invece Pinuccio -. Oggi continuiamo ad andare in giro a parlare con i ragazzi, anche con i detenuti perché devono sapere che si può cambiare. Vogliamo la rinascita del nostro quartiere e della nostra città».