tour del gusto
Vino bianco, mon amour: è iniziata la riscossa
Il racconto dei produttori Giovanni Aiello e Paolo Cantele, rispettivamente da Putignano e da Guagnano
«La Puglia, storicamente conosciuta per i suoi robusti vini rossi e per grandi rosati, ha dimostrato una straordinaria capacità di adattamento e innovazione nella produzione di vini bianchi. La nostra famiglia, in particolare mio padre Augusto, ha creduto fin da subito nel potenziale del territorio pugliese anche per la vinificazione in bianco. Mi piace ricordare che il Teresa Manara è stato il primo bianco pugliese ottenuto dalla fermentazione in legno (barriques) dello Chardonnay».
Il racconto è di Paolo Cantele, brand manager dell’omonima azienda vitivinicola “Cantele” di Guagnano, cantina di storico riferimento nel panorama enologico salentino. «Questa è certamente l’estate del vino bianco», ha spiegato il produttore, entrando nel merito del «notevole aumento della domanda di vini bianchi freschi e minerali, particolarmente apprezzati durante la stagione estiva». Una tendenza che, secondo il manager salentino, «riflette una preferenza crescente dei consumatori per vini leggeri e rinfrescanti, che ben si abbinano ai pasti estivi e ai momenti di relax in spiaggia».
Un’evoluzione naturale del gusto dei consumatori, insomma, che cercano sempre più esperienze sensoriali che esaltino i sapori della stagione calda. «L’investimento nella selezione delle varietà autoctone e nella sperimentazione di tecniche di vinificazione moderne, con l’obiettivo di creare vini bianchi che esprimessero al meglio le caratteristiche dei terroir locali, ha portato i suoi frutti. Questo impegno ci ha permesso di offrire al mercato vini bianchi di alta qualità, che stanno riscuotendo sempre maggior successo sia a livello nazionale che internazionale», ha detto, ancora, Paolo Cantele che, dal punto di vista turistico, evidenzia come «la Puglia sia una meta sempre più ambita grazie alle sue bellezze naturali, al patrimonio culturale e alla rinomata cucina locale, abbinata a un interesse crescente per i vini pugliesi, alimentato dalla capacità di produrre vini distintivi e di alta qualità, sia rossi che bianchi». La Puglia rappresenta oggi un punto di riferimento nel panorama vitivinicolo italiano, confermando la sua posizione di rilievo e la sua attrattiva. Ragione che ha portato diversi imprenditori a investire in questa terra e nei suoi vini: «Negli anni Novanta diverse cantine del Nord Italia hanno deciso di investire in Puglia, attratte dalla risonanza mondiale di una nuova rivoluzione qualitativa del vino pugliese. Questa rivoluzione è nata grazie alla lungimiranza di alcune cantine locali, accomunate da una visione comune: dimostrare che anche in un territorio con temperature elevate come quello del sud Italia fosse possibile produrre grandi vini, non solo rossi e rosati, ma anche bianchi. Grazie a queste iniziative pioneristiche, la Puglia ha iniziato a farsi conoscere per la qualità e la varietà dei suoi vini, attirando l’attenzione e gli investimenti di produttori appassionati da tutto il mondo», ha concluso Cantele.
Da Guagnano, cuore enologico del Salento, a Putignano, in provincia di Bari, dove Giovanni Aiello esprime con la sua produzione la stessa profonda connessione tra il vino e il territorio: «In effetti, questo è l’anno dell’estate “in bianco”, se così si può definire. La tendenza era nelle previsioni, sapevamo della richiesta di vini più leggeri e facilmente bevibili. Non dimentichiamo, però, che galoppa anche l’apprezzamento per i rosati locali», ha evidenziato l’enologo «per amore».
Anche nel caso del produttore di Castellana, la voce bianchista della Puglia ha sempre avuto un ruolo di primo piano: “Fin da ragazzino, nella mia zona che abbraccia da una parte l’area della Valle d’Itria e, dall’altra, la Murgia dei Trulli, ci ho sempre creduto. Castellana sembrava addirittura divisa in due parti: per metà vocata ai rossi, quella che dà sul Canale di Pirro, invece, ricoperta da vigneti a bacca bianca, principalmente Verdeca e tutte le varietà autoctone. Ho cercato di dare alla “Puglia bianca” una marcia in più, credendo in questa offerta e lavorando nel rispetto della materia prima per dimostrare, a me stesso e a tutti gli amanti dei vini pugliesi, che abbiamo un grande territorio bianchista a disposizione”, ha evidenziato Giovanni Aiello.
Esiste un documento ufficiale risalente al 1864 - cui fa riferimento il produttore pugliese - scritto dal professor Antonio Carpenè, fondatore della scuola enologica italiana: “Quando 150 anni fa Carpenè arrivò in queste zone per progettare una cantina, descrisse la Puglia come una terra baciata da Dio per la potenziale produzione di vini, che nulla aveva da invidiare ad altre zone vitivinicole del mondo”, ha ricordato Aiello, menzionando il “valore aggiunto della pietra carsica, delle colline e delle pianure, su cui bisogna ancora puntare e investire energie”. Quando si dice “Chakra Blu”? “Si dice di un vino divertente, che mette il sorriso, una bollicina ancestrale. Dieci anni fa mi diedero del pazzo, oggi, invece, viene riconosciuto il merito di questo metodo. La Verdeca mi consente di cimentarmi in vinificazioni e stili diversi, perché è un vitigno dalle grandi potenzialità; in Puglia dobbiamo credere sì nei vitigni, ma soprattutto nei territori in cui nascono, che sono fondamentali”.