Il caso
Taranto, sparatoria a Tramontone: gambizzato 35enne al termine di una rissa
Secondo le prime notizie trapelate l’uomo sarebbe stato vittima di un agguato in via Mediterraneo
È arrivato in ospedale con due ferite di arma fuoco alla gamba Davide Cassese, 35enne tarantino che secondo le prime notizie trapelate sarebbe stato vittima di un agguato in via Mediterraneo nella borgata di Tramontone. Due i colpi di pistola che lo avrebbero raggiunto: il primo lo avrebbe ferito solo di striscio mentre il secondo sarebbe entrato e uscito senza fortunatamente colpire parti vitali. Poco dopo l’arrivo al Ss. Annunziata, infatti, i medici hanno firmato le dimissioni e già nella serata e l’uomo è tornato a casa.
Sulla vicenda sono al lavoro gli investigatori del Nucleo Investigativo e della Compagnia di Taranto dei carabinieri che stanno cercando di ricostruire quanto accaduto. I fatti, secondo quanto appreso, sarebbero avvenuti nei pressi di un chiosco gestito da un familiare del ferito: la gambizzazione sarebbe stato l’ultimo atto di un pomeriggio ad alta tensione cominciato con una spedizione punitiva che ha prima coinvolto un familiare della vittima e poi il 35enne: quest’ultimo sarebbe intervenuto in difesa del parente e al termine della colluttazione sarebbe stato bersaglio dei proiettili.
Per la cronaca Davide Cassese era stato coinvolto nell’inchiesta antidroga «Mediterraneo» messa a segno dalla Squadra Mobile di Taranto sul gruppo criminale che gestiva una piazza di spaccio proprio in via Mediterraneo e, al cui vertice, secondo le indagini c’era il fratello Alessio (alias Andrea) ritenuto «una figura di spicco nell'ambito dei circuiti di spaccio del quartiere». Proprio intorno a lui ruotava quell’inchiesta partita nel 2018 dopo la sparatoria nella kebabberia che portò in cella Cataldo Volpe: gli investigatori della Squadra mobile, guidati all’epoca dal vice questore Fulvio Manco, intercettarono Volpe dopo quell’espidosio ricostruendo attraverso i suoi colloqui con i familiari i traffici illeciti finiti nell’inchiesta. L’indagine dei poliziotti, ribattezzata non a caso «Mediterraneo» portò alla luce i vari ingranaggi e i metodi utilizzati dal gruppo: l’attività di approvvigionamento di droga si rinnovava costantemente di nuove collaborazioni criminali. In caso di ritardo nei pagamenti della droga acquistata, il gruppo ricorreva a violenza e minacce. I soldi della droga venivano poi reinvestiti in una attività creditizia illecita che in un caso specifico, evidenziò l’applicazione di tassi usurai al 455 per cento.
Il processo di primo grado, celebrato con il rito abbreviato dinanzi al giudice Giovanni Caroli che ha scagionato la vittima del ferimento dalle accuse, si è chiuso con 7 condanne, 7 assoluzioni, 11 patteggiamenti e 3 proscioglimenti l’udienza. La condanna più alta fu inflitta a VincenzoDi Bello che rimediò 7 anni e 10 mesi mentre il fratello della vittima, Alessio Cassese, la pena fu di 4 anni e 6 mesi.