il processo

L'attacco alle spalle, le coltellate, il cuore strappato con le mani: in aula la ricostruzione del matricidio di Leporano

ALESSANDRA CANNETIELLO

A un anno di distanza, l'intervento in aula del medico legale che ha eseguito l’autopsia sul corpo della 73enne Silvana La Rocca, uccisa la sera tra il 13 e il 14 novembre scorso

Avrebbe sorpreso la madre alle spalle e coprendole la bocca con una mano per impedirle di urlare e chiedere aiuto, avrebbe sferrato in rapida successione – nell’arco di appena 5 minuti – diverse coltellate alla nuca, una mortale alla gola, per affondare poi la lama nell’addome e infine strapparle il cuore a mani nude mentre era ancora viva. È quanto, in estrema sintesi, ha ricostruito in aula il medico legale Francesco Introna, consulente della Procura che ha eseguito l’autopsia sul corpo della 73enne Silvana La Rocca, uccisa la sera tra il 13 e il 14 novembre scorso a Leporano.

Alla sbarra con l’accusa di omicidio pluriaggravato c’è il figlio di La Rocca, il 46enne Salvatore Dettori difeso dagli avvocati Emanuele Catapano e Francesco D’Errico. Durante l’udienza, in aula Alessandrini, del processo in Corte d’assise – presieduta da Fulvia Misserini, a latere il giudice Loredana Galasso – il professore Introna ha ripercorso i risultati degli accertamenti eseguiti sulla vittima, fondamentali per inquadrare la possibile dinamica del delitto. Un’azione che per il consulente incaricato dal pubblico ministero Salvatore Colella, che ha coordinato l’inchiesta, si sarebbe realizzata in pochissimi minuti e con estrema efferatezza.

La donna era stata ritrovata nel giardino della sua villetta, nel comune in provincia di Taranto, la sera del 14 novembre: secondo il medico legale la sua morte può essere collocata tra le ore 18:30 del 13 novembre e 00:30 del giorno dopo. In aula, inoltre, il medico Introna simula la possibile interazione avvenuta tra la 73enne e il suo assassino in base ai risultati di quelle perizie: un decesso che come emerso dagli esiti degli accertamenti sarebbe avvenuto lentamente – in un tempo compreso tra 30 e 60 minuti - nonostante la presenza delle diverse ferite mortali inflitte.

La sera in cui era stato trovato il cadavere di Silvana La Rocca i carabinieri avevano deciso di perquisire il figlio dopo aver notato qualcosa sotto la sua giacca: dietro la schiena era nascosto infatti uno scudo con due sciabole incrociate in acciaio. Da quel momento Dettori è diventato il principale indiziato fino all’interrogatorio con il pm Colella quando ha infine ammesso di aver massacrato la madre e averle estratto il cuore per poi liberarsene.

Un orrore folle che Dettori aveva spiegato sostenendo che la donna fosse sotto l’influenza di una setta di vampiri e che lo costringesse a mangiare carne umana preparandogli pietanze a base dei resti del padre, operaio dell’Ilva morto nel 2002 in un incidente nella fabbrica. Dopo aver confessato, aveva portato gli investigatori nel suo appartamento di Pulsano: lì ha aperto il frigo e ha mostrato un barattolo sostenendo che si trattasse del polpaccio del padre che la mamma aveva cucinato per lui. Era ossessionato dall’idea che intorno ci fossero i vampiri. Forse nella sua mente anche la donna era una di loro. Per questo in casa conservava spade e poi archi, frecce, balestre. E coltelli. Decine e decine di coltelli.

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