Il caso
Affari con clan Campania e contrabbando gasolio agricolo: 3 anni per il tarantino Cicala
Accusato di essere al vertice dell'associazione mafiosa: i profitti venivano riciclati in bar, ristoranti e discoteche del capoluogo jonico
È stato condannato a 3 anni di reclusione Michele Cicala, tarantino che era accusato di essere al vertice di una associazione mafiosa in affari con un clan campano e imprenditori lucani per il contrabbando di gasolio agricolo. Il giudice del tribunale di Lagonegro, nel Potentino ha escluso l’aggravante mafiosa contestata a Pietro Buscicchio e Michele Cicala – assistiti dagli avvocati Andrea Maggio e Salvatore Maggio – infliggendo a entrambi una pena di 3 anni, decisamente più bassa degli 8 anni formulati dalla pubblica accusa. È di 10 anni invece la condanna per Raffaele Diana contro i 12 chiesti dal pm dell’Antimafia Vincenzo Montemurro. Le indagini delle fiamme gialle di Taranto coordinate dalla Dda di Potenza e dal pm dell’Antimafia di Lecce Milto De Nozza avrebbero consentito per l'accusa di accertare che il gruppo guidato da Cicala avesse stretto un’alleanza con la famiglia guidata da Diana, originaria di San Cipriano D’aversa, diventato socio occulto della società di carburanti Petrullo.
Per gli inquirenti i tarantini fornivano ai campani nominativi di società titolate all’acquisto di gasolio agricolo: il prodotto ottenuto veniva infine rivenduto come normale carburante per i mezzi pesanti. Il sistema di accise agevolato per il settore agricolo avrebbe permesso agli imputati di ottenere e acquistare a prezzi molto più bassi con margini di guadagno elevati, generando profitti poi riciclati in bar, ristoranti e discoteche del capoluogo ionico dove venivano talvolta impiegati anche uomini delle forze dell’ordine o loro familiari per evitare controlli sgraditi. Secondo la tesi accusatoria il gruppo aveva studiato meccanismi ingegnosi per eludere i controlli: come un pulsante montato sulla plancia dei tir impiegati nel trasporto di carburante che permetteva l’azionamento di un sistema per iniettare una sostanza nel carburante e cambiarne il colore in caso di controlli.