L'orrore nella villetta
Uccise la madre a Leporano, il fratello in aula: «Minacciava di portarla in un ospizio»
«La mamma è morta. Non scapicollarti, però. Perché tanto è stata uccisa e ci sono le indagini», queste le parole di Salvatore Dettori dopo la morte della madre Silvana La Rocca
«La mamma è morta. Non scapicollarti, però. Perché tanto è stata uccisa e ci sono le indagini». Sono le parole che il 46enne Salvatore Dettori, imputato con l’accusa di aver ucciso la madre 73enne Silvana La Rocca il 13 novembre scorso, avrebbe detto al telefono al fratello Enea che da anni vive a Parigi per lavoro e che per primo aveva lanciato l’allarme dopo ore di silenzio ai suoi messaggi e alle sue chiamate. Un racconto carico di emozioni ieri mattina in aula durante il processo in Corte d’assise che vede imputato appunto il 46enne - difeso dagli avvocati Emanuele Catapano e Francesco D’Errico – con l’accusa di omicidio pluriaggravato.
Una chiamata che come spiegato in aula da Enea Dettori era durata pochi secondi, ma che lo aveva sconvolto profondamente. Nel ricostruire i rapporti tesi tra Salvatore Dettori e la 73enne – le richieste di denaro, le difficoltà economiche e i problemi lavorativi – il figlio della vittima ha spiegato che in diverse occasioni il fratello 46enne avesse minacciato la donna di mandarla all’ospizio: «Ancora qui sei? Non sei ancora morta? Prima o poi ti porto dove stanno gli altri anziani» e che anche con lui i rapporti si erano logorati. Al punto che la sera del ritrovamento aveva chiesto al cugino e non a Salvatore Dettori di controllare se fosse accaduto qualcosa alla madre. «Mio fratello è inaffidabile, non ci sentiamo quasi mai, quando tornavo in vacanza a casa era mia madre a chiedermi di non farlo innervosire e non toccare argomenti che potessero far scattare delle liti». Nel procedimento il figlio della vittima Enea e alcuni fratelli e sorelle di Silvana La Rocca si sono costituiti parte civile attraverso gli avvocati Rosaria Bova e Nicola Petrini.
La sera in cui era stato trovato il cadavere della 73enne, i carabinieri avevano infine perquisito il figlio della donna dopo aver notato qualcosa sotto la giacca: lì, dietro la schiena, era nascosto uno scudo con due sciabole incrociate in acciaio. Da quel momento Dettori è diventato infatti il principale indiziato fino all’interrogatorio con il pubblico ministero Salvatore Colella quando ha infine ammesso di aver massacrato la madre e averle estratto il cuore a mani nude per poi liberarsene. Il 46enne aveva sorpreso la donna alle spalle in giardino e aveva inflitto una prima coltellata al collo, le altre tra addome e torace.
Un orrore folle che Dettori aveva spiegato sostenendo che l’anziana donna fosse sotto l’influenza di una setta di vampiri e che lo costringesse a mangiare carne umana preparandogli pietanze a base dei resti del padre, operaio dell’Ilva morto nel 2002 in un incidente nella fabbrica. Dopo aver confessato aveva portato gli investigatori nel suo appartamento di Pulsano: lì ha aperto il frigorifero e ha mostrato un barattolo sostenendo che quello fosse il polpaccio del padre che la mamma aveva cucinato per lui. Era ossessionato dall’idea che intorno ci fossero i vampiri. Forse nella sua mente anche la donna era una di loro. Per questo in casa conservava spade e poi archi, frecce, balestre. E coltelli. Decine e decine di coltelli.