Giustizia

Taranto, la baby gang dei Tamburi davanti al giudice dopo pestaggi, spranghe e minacce

Alessandra Cannetiello

Quattro dei sette coinvolti hanno scelto il rito abbreviato: i minorenni sono accusati di lesioni aggravate da odio razziale e resistenza a pubblico ufficiale

Hanno scelto di essere giudicati con il rito alternativo molti dei 7 minorenni finiti a processo coinvolti nell’inchiesta sulla baby gang che ha seminato il panico al rione Tamburi a gennaio scorso: il blocco della circolazione stradale, l’aggressione ai carabinieri e persino un tentativo di linciaggio ai danni di un cittadino straniero 26enne.

Nell’udienza di ieri, infatti, attraverso i propri difensori - tra questi gli avvocati Marino Galeandro, Giuseppe Leoni, Andrea Maggio, Salvatore Maggio, Nicola Sarcinella, Glenda Schirano, Luigi Semeraro e Gaetano Vitale – 4 dei giovanissimi hanno optato per il rito abbreviato.

Altri due imputati hanno chiesto e ottenuto dal giudice (applicato) Federica Furio la messa alla prova: una sospensione temporanea del processo in cui i giovanissimi seguiranno un programma di recupero in comunità dimostrare il proprio cambiamento ed evitare che il procedimento si concluda con una sentenza.

Infine, uno dei minori ha deciso di affrontare il dibattimento in aula.

Attualmente collocati in una comunità come chiesto e ottenuto nei mesi scorsi dal pubblico ministero Lelio Festa che ha coordinato le indagini, i minorenni sono accusati di lesioni personali aggravate da odio razziale, resistenza a pubblico ufficiale e vilipendio. Per gli altri membri del gruppo, però, non è stata avviata alcuna azione penale perché di età inferiore a 14 anni: età minima per legge, per essere giudicati.

Sassi, ma anche altri oggetti contundenti che hanno provocato al 26enne ferite sul volto e al corpo guaribili in 20 giorni.

All’arrivo dei carabinieri i minorenni con il volto coperto hanno cercato di bloccare l’auto di servizio usando i cassonetti come barricate, impugnando spranghe e lanciando pietre.

Dopo 48 ore dal primo brutale pestaggio, il “branco” aveva continuato a lanciare pietre contro la casa del 26enne entrando nel suo appartamento e distruggendo anche alcuni effetti personali.

Non solo. Il 27 gennaio due di loro hanno lanciato un petardo in un bus Kyma con alcuni passeggeri a bordo, mentre il 30 gennaio altri due minori - su cui grava anche l’ipotesi di violenza privata e violazione delle norme sulla circolazione - coperti da passamontagna, vestiti di scuro e brandendo bastoni di legno, assieme ad altre persone, hanno sbarrato la carreggiata con alcuni cassonetti, bloccando il mezzo di una donna costretta ad avanzare lentamente tra sputi e ulteriori lanci di pietre.

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