Il caso
Anziana trovata morta a Siena: indagata una giovane tarantina per omicidio
La 25enne sotto accusa insieme alla nipote della vittima
C'è anche una tarantina tra le due donne accusate di omicidio, rapina e ricettazione dalla procura di Siena dopo la morte di Franca Genovini, una 85enne trovata senza vita nel suo appartamento di Castellina in chianti nella provincia Toscana ad agosto 2024. L'indagine condotta dai carabinieri del Reparto Operativo, agli ordini del tenente colonnello Gennaro Nasti e coordinata dal pubblico ministero Niccolò Ludovici, è rimasta nel più stretto riserbo per circa un anno nonostante i numerosi atti giudiziari compiuti dagli inquirenti nel corso di questi 12 mesi.
Secondo quanto appreso dalla Gazzetta, infatti, già un mese dopo il ritrovamento del corpo dell'anziana donna, gli investigatori avevano acceso i fari sulle due donne: l'attività investigativa, infatti, ha permesso di mettere insieme una serie di elementi che per l'accusa porta alla tarantina, una 25enne residente in comune vento a circa tre ore da luogo e a una donna 36enne residente nello stesso comune della vittima e nipote acquisita della vittima.
I militari dell'Arma, infatti, nel corso dei rilievi all'interno dell'appartamento hanno immediatamente notato che mancavano i gioielli della che l'85enne portava sempre con sé: le ricerche hanno permesso di identificare un “compro oro” in cui la 36enne, nella stessa giornata in cui la donna era morta, si era recata per vendere diversi oggetti preziosi. Il personale dell'esercizio commerciale ha poi spiegato agli investigatori che per il pagamento sono stati effettuati due bonifici: uno sul conto intestato alla 36enne e un altro su un conto intestato alla tarantina. Non solo. A portare gli inquirenti al convincimento della responsabilità delle due donne ci sono anche le immagini catturate dalle telecamere di video sorveglianza che si trovavano intorno all'abitazione della vittima: i dispositivi hanno infatti filmato le auto delle indagate che si fermavano proprio nei pressi dell'abitazione della donna. A questo inoltre si aggiungono testimonianze e anche gli esiti dell'autopsia eseguita pochi giorni dopo il ritrovamento. Ma c'è di più.
Che l'indagine avesse preso una piega ben diversa dal decesso per un malore o cause naturali, è evidente dal fatto che a distanza di due mesi, in quell'appartamento sono arrivati gli specialisti del Ris per effettuare una serie di rilievi, ma soprattutto dl fatto che, come riporta un articolo de La Nazione, il copro della donna fino a luglio scorso era ancora nell'obitorio a disposizione della magistratura: a distanza di quasi un anno, cioè, il corpo non era stato restituito ai familiari per i funerali. Un elemento che induce a ritenere che gli inquirenti stanno cercando di puntellare tutti gli indizi raccolti finora rispetto alle eventuali responsabilità delle indagate.