i dettagli dell’accordo
Un dissalatore e una condotta sottomarina per alimentare gli impianti: il progetto nella nuova bozza dell'Accordo
Prevista una struttura da 9 chilometri. Il sistema preleverà 40 milioni di metri cubi d’acqua all’anno dal Mar Grande
Una condotta sottomarina di 9 chilometri, una piattaforma galleggiante e un prelievo di acqua dal Mar Grande di circa 40 milioni di metri cubi all'anno. È il progetto del nuovo dissalatore contenuto nella nuova bozza di accordo di programma inviato nei giorni scorsi dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy agli enti locali che siedono al Tavolo dell'ex Ilva di Taranto.
Come raccontato ieri dalla Gazzetta, il documento di 18 pagine, bocciato ieri dalla maggioranza, contiene le quattro fasi necessarie secondo il dicastero guidato da Adolfo Urso per la costruzione della nuova fabbrica decarbonizzata: un progetto che al momento prevede solo tre forni elettrici che dovranno entro il 2032 sostituire gradualmente la produzione a carbone di acciaio che oggi è realizzata con l'utilizzo degli altiforni. Come già anticipato nel nuovo accordo restavano ancora sospesi l'ipotesi di costruzione di un impianto Dri per la produzione di preridotto che, come chiaramente specificato negli atti, è inevitabilmente collegata all'ormeggio di una nave rigassificatrice che dovrà fornire il gas necessario per alimentare i forni elettrici e il Dri. Un punto su cui si sarebbe dovuto esprimere il Consiglio comunale di Taranto che ieri è saltato su indicazione della maggioranza che ora lavora a una nuova proposta.
Il ministro Urso aveva già lanciato un ultimatum dichiarando che in caso di rifiuto è pronta l'ipotesi di realizzazione a Gioia Tauro. E proprio ieri, infatti, si è svolto, in videoconferenza, il primo incontro del Comitato tecnico incaricato di valutare la fattibilità della realizzazione, nell’area portuale di Gioia Tauro, del polo Dri con il presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, i sindaci di Gioia Tauro, Simona Scarcella, e di San Ferdinando, Luca Gaetano, e alle altre autorità locali. Al termine dell’incontro, le parti hanno concordato di avviare ulteriori approfondimenti tecnici, i cui esiti saranno condivisi in una nuova riunione del Comitato che verrà convocata entro la fine del mese.
Tornando a Taranto, però, il Mimit ha confermato la necessità di realizzare un nuovo impianto di «desalinizzazione» per ridurre le forniture di acqua dolce che oggi arrivano nello stabilimento ionico dai prelievi nei fiumi Tara e Sinni. «Per evitare – si legge nell'accordo - che l’aumento degli eventi di siccità o la scarsezza di approvvigionamento idrico legato alla qualità dell’acqua attualmente disponibile possa compromettere la continuità dell’approvvigionamento idrico, impattando negativamente sulla produzione di acciaio, verrà istallata una piattaforma galleggiante attrezzata con impianti per la desalinizzazione dell’acqua di mare con caratteristiche adeguate all’effettivo utilizzo per la produzione industriale degli stabilimenti siderurgici. L’infrastruttura – è scritto ancora nel documento - richiederà l’istallazione di una condotta idrica della lunghezza di circa 9 km con il rispettivo allacciamento alla rete per la fornitura di energia al sistema di desalinizzazione. Si è optato per una soluzione galleggiante in sostituzione di un impianto a terra per mancanza di spazio e perché la soluzione galleggiante permette flessibilità di spostamento in caso di necessità». Non un impianto fisso, quindi, ma mobile per spostarlo a seconda delle esigenze. Sulla capacità di prelievo dell'acqua, il ministero ha spiegato che l'impianto dovrà garantire all'ex Ilva circa 110mila metri cubi al giorno. Un dato che moltiplicato per i 12 mesi supera di poco i 40 milioni di metri cubi. Acqua che si aggiunge a quella che le idrovore situate nel Mar Piccolo già prelevano e che possono arrivare fino a 700 milioni di metri cubi all'anno. «L’impianto – spiegano da Roma - avrà la finalità di ridurre i costi di fornitura di acqua attualmente sostenuti, inclusivi del potenziale costo aggiuntivo per l’utilizzo dell’acqua del Sinni (+0,4 per metro cubo) dovuto alla tassa ambientale» e anche «ricadute positive dirette ed indirette sulla comunità cittadina, sulla filiera produttiva collegata all’acciaieria e quindi sull’economia del territorio e sull’occupazione».
Nel documento non è spiegato con chiarezza in quale dei due mari tarantini sorgerà l'impianto, ma i 9 chilometri di condotta e l'esistenza di un sistema di prelievi nel Mar Piccolo inducono a pensare che l'acqua sarà prelevata dalla rada di Mar Grande. In futuro, evidentemente, il Governo dovrà chiarire il punto di prelievo delle acque e anche il percorso sottomarino e sotterraneo che le condotte seguiranno per arrivare agli impianti di raffreddamento dello stabilimento siderurgico. Quelle già esistenti che da Mar Piccolo arrivano in fabbrica passando sotto il rione Tamburi, sono balzate agli onori della cronaca circa dieci anni fa, quando causarono l'apertura di una voragine nell'area mercatale: il 12 febbraio 2012, infatti, un furgone fu inghiottito dal terreno con all’interno tre persone rimaste fortunatamente ferite in modo lieve. L'inchiesta della procura individuò in quelle grandi tubazioni sotterranee la causa dell'incidente: nell'indagine furono coinvolti all'epoca i vertici dell'Ilva targata Riva, ma per tutti arrivò l'archiviazione. Qualche settimana prima dell'incidente, infatti, nella galleria 2 si verificò un crollo, ma le indagini non chiarirono «in termini di certezza e comunque oltre ogni ragionevole dubbio se al di là dell’elemento scatenante rappresentato dall’acqua, l’apertura della voragine nell’area mercatale sia stata causata dalle negligenze o omissioni riscontrate con riguardo alla fase realizzativa e progettuale dell’area mercatale o alla cattiva e quasi inesistente manutenzione dell’area mercatale» oppure per responsabilità dei vertici aziendali.
Intanto il ministro Urso, d’intesa con gli enti locali interessati, ha formalmente convocato l'incontro per la definizione dell’Accordo di programma interistituzionale che, come annunciato, si terrà in presenza a Roma il 12 agosto alle ore 11.30, presso la sede del Mimit. La notizie giunte ieri sera dal municipio ionico, lasciano chiaramente immaginare che si tratterà di un ennesimo tavolo senza risultati: la maggioranza non accetta la proposta di Urso e quindi Bitetti arriverà a Roma per spiegare il «no» e probabilmente mettere sul tavolo una nuova idea. Nella stessa giornata, intanto, era previsto l’incontro con i rappresentanti delle organizzazioni sindacali nazionali per informarli sulle conclusioni del Tavolo sull'Accordo di programma: un’altra riunione, quindi, ma certamente non l’ultima sul futuro della fabbrica e della città.