La decisione
Ex Ilva, il sindaco di Taranto Bitetti dice no all’accordo del Governo: «Serve un decreto speciale per la città»
Il primo cittadino, su mandato della maggioranza, boccia l’intesa del Governo sull’ex Ilva: «Mancano garanzie su salute, lavoro e ambiente. Taranto merita un piano straordinario»
Salta il Consiglio comunale monotematico sull’ex Ilva e la maggioranza invita il sindaco Bitetti (che ora invoca una legge speciale per Taranto) a non firmare il 12 agosto, a Roma, l’accordo interistituzionale sul futuro della fabbrica (e di conseguenza della città). Ma c’è di più.
In particolare, il sindaco Bitetti dice no all’accordo di programma e chiede un decreto legge speciale per Taranto. Per la cronaca, in una nota stampa diffusa ieri sera dopo le ore 21, si sottolinea che il primo cittadino «recependo le indicazioni pervenute dai capigruppo di maggioranza ha annunciato la propria contrarietà alla firma dell’accordo di programma proposto dal Governo per l’ex Ilva di Taranto». E ancora: «I capigruppo di maggioranza ritengono superfluo convocare, nei prossimi giorni, il Consiglio comunale in quanto l’accordo così formulato è lacunoso e privo di garanzie per la città».
Nel documento viene, inoltre, richiesto al sindaco di non firmare l’atto d’intesa e viene proposto di lavorare su un nuovo accordo di programma che preveda la totale decarbonizzazione dell’impianto entro cinque anni, garantisca la tutela della salute di cittadini e lavoratori, assicuri la salvaguardia ambientale e dei posti di lavoro. Il centrosinistra chiede anche «un accordo che preveda, inoltre, misure per la diversificazione economica e il potenziamento dell’offerta formativa e sanitaria sul territorio. Il sindaco Bitetti ha inoltre avanzato – si riporta testualmente dal comunicato stampa - la richiesta al Governo di adottare un decreto legge speciale per Taranto, che metta in campo risorse finanziarie dedicate alla riconversione industriale, insieme a strumenti straordinari per la rigenerazione urbana e ambientale che possano, al contempo, attrarre investimenti».
Dunque, riepilogando, è questa la duplice notizia (Consiglio “saltato” e “no” alla firma sull’Accordo interistituzionale del 12 agosto) che ha fatto segnare un ulteriore cambio di rotta nella lunga corsa ad ostacoli che divide il capoluogo ionico dal raggiungimento di una vera transizione green. Che, del resto, potrebbe passare, principalmente ma non solo, dalla (prossima) decarbonizzazione dell’ex Ilva.
Eppure, la seduta monotematica della massima assise cittadina sembrava davvero essere ormai scontata. E, peraltro, ieri sera, nel corso della Conferenza dei capigruppo consiliari (a cui ha partecipato anche Bitetti) i rappresentanti delle opposizioni avevano rinnovato la loro richiesta di discutere della questione Ilva nella seduta monotematica dell’11 agosto. Ma la posizione del centrodestra, dei civici e del M5s, di fatto, è stata respinta dalla maggioranza di centrosinistra.
Sin qui, la questione in termini economici (il modello produttivo), ambientali (il miglioramento della qualità dell’aria) e sindacali (la salvaguardia dei livelli occupazionali), ma naturalmente c’è anche un aspetto politico.
È innegabile come in questa vicenda così complessa e così delicata (anche per motivi di ordine pubblico), possano aver svolto un ruolo le posizioni di due esponenti della maggioranza (Luca Contrario del Pd e Antonio Lenti di Europa verde) che, sin dall’inizio, si sono opposti alla firma da parte del sindaco Bitetti dell’accordo proposto dal ministro Urso. Certo, la scorsa settimana, i due hanno sottoscritto il documento con cui la maggioranza aveva avanzato il cosiddetto “Piano C” (3 forni elettrici, 1 impianto Dri e “no” alla nave rigassificatrice per alimentare i forni stessi), ma quella loro firma, sin dalle ore successive, era apparsa molto tenue. Non convinta. E allora, probabilmente, nella decisione assunta ieri sera dalla maggioranza c’è anche questo, c’è anche la volontà di non perdere per strada già alcuni “pezzi”. Del resto se ciò accadesse, a 50 giorni dalla proclamazione a sindaco di Piero Bitetti, sarebbe un problema in più da gestire. Meglio evitare.