Martina Franca, nel piccolo cimitero la storia riemerge dalle pietre

OTTAVIO CRISTOFARO

Nel cuore dell’altare i nomi dei 354 defunti sepolti nel 1985

L’originale del documento è custodito all’interno dell’altare della cappella del cimitero, mentre una copia si trova nell’archivio familiare del defunto Angelo Ancona. Era il nonno di Cristina Ancona, la storica e studiosa che si è occupata di rimettere insieme le “carte”.

Come uno scrigno custode della storia, cementato nel cuore di quel piccolo altare, c’è un elenco con i nomi dei 354 defunti sepolti nel 1985, perché le rispettive famiglie offrirono un contributo per rendere degna e decorosa la cappella. La più piccola ha vissuto solo un’ora di vita e poi ci sono gli ultranovantenni, nessun centenario. Quell’opuscolo venne fatto realizzare da don Celestino Semeraro. Era di sua proprietà il palazzo situato a pochi passi dalla Basilica di San Martino di Martina Franca, lasciato in eredità alle suore Oblate di Nazareth che - a loro volta - lo hanno recentemente concesso in comodato d’uso all’associazione Riflessi d’arte per farne la “Casa delle arti”.

Don Celestino proveniva da una nobile e ricca famiglia di possidenti e artisti, ed era fratello del vescovo Alberico Semeraro, ma nella sua Martina Franca viene ancora ricordato comune un sacerdote attento e scrupoloso, vicino al popolo e alle sue necessità. Fu lui a voler realizzare quell’opuscolo con i nomi di tutti i defunti che contribuirono alla realizzazione dell’altare di quella cappella del cimitero, per anni poi lasciata chiusa e in rovina e riaperta solo da qualche giorno, dopo i lavori di restauro generale. Di quell’opuscolo ne è stata prodotta una ristampa ciclostilata, curata proprio da Cristina Ancona, con la collaborazione del geometra comunale Giacomo Abbracciavento e consegnata da don Martino Mastrovito nelle mani del sindaco Gianfranco Palmisano e dell’Arcivescovo di Taranto Ciro Miniero, a margine della cerimonia di riapertura al culto della chiesa.

Quest’anno ricorre un anniversario significativo per la comunità di Martina Franca: 150 anni dall’avvio del progetto di costruzione del cimitero comunale. Un percorso lungo e tortuoso, durato quasi mezzo secolo, quello che portò alla realizzazione di un luogo fondamentale per la memoria collettiva, come testimoniano i documenti e le ricerche.

Fu solo nel lontano 1875, infatti, che l’Amministrazione comunale di Martina Franca riuscì a superare le estenuanti trattative con l’Intendenza e la Prefettura di Terra d’Otranto, ottemperando finalmente alle disposizioni legislative emanate con l’Editto di Saint-Cloud del 12 giugno 1804. Questa storica legge napoleonica, di cui quest’anno ricorrono i 221 anni, vietava le sepolture all’interno delle mura cittadine e delle chiese, stabilendo la necessità di cimiteri situati al di fuori dei centri abitati. Un cambiamento radicale che segnò un’epoca e trasformò il rapporto delle comunità con la morte e la memoria.

A ripercorrere questa affascinante storia e a riportare alla luce dettagli inediti saranno Cristina Ancona e Giacomo Abbracciavento, che intendono realizzare un libro dedicato alle vicende storiche del cimitero dal 1802 al 1927. Un lavoro minuzioso, frutto di ricerche approfondite nei numerosi documenti conservati presso l’Archivio di Stato di Lecce e Taranto, dato che purtroppo gran parte degli archivi comunali sono andati perduti. Tra le prime e preziose informazioni emerse, il frontespizio della relazione tecnica dell’ingegner Oronzo Orlandi di Lecce, progettista del cimitero e designato dalla Prefettura, allegata al verbale comunale del 2 giugno 1875, che definiva l’ubicazione del camposanto.

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