Il caso
Taranto, colpisce con un’accetta il coinquilino per la maionese sparita: condannato a 10 anni
Le accuse mosse dal pubblico ministero nei confronti dell’imputato, difeso dall’avvocato Christian Spinelli, sono di minacce continuate e tentato omicidio aggravato dai futili motivi
È stato condannato a 10 anni di reclusione il 27enne tarantino finito in carcere lo scorso 29 aprile con l’accusa di aver colpito con un’accetta il suo coinquilino, un 26enne di Gravina di Puglia, dopo una lite avvenuta per un barattolo di maionese “sparito”.
A deciderlo è stato il giudice Rita Romano che al termine del processo con rito abbreviato ha inflitto una pena leggermente più bassa dei 10 anni e 8 mesi chiesti dalla pubblica accusa: il magistrato su richiesta del pm Lucia Isceri ha infatti escluso l’aggravante della premeditazione contestata all’imputato, oltre a stabilire una provvisionale di 15mila euro al 26enne che si è costituito parte civile nel procedimento. Le accuse mosse dal pubblico ministero nei confronti dell’imputato, difeso dall’avvocato Christian Spinelli, sono di minacce continuate e tentato omicidio aggravato dai futili motivi.
Il diverbio era nato, come detto, per motivi banali, scatenando la ferocia dell’aggressore che aveva inferto alcuni colpi con l’arma prima di darsi alla fuga. Quando i carabinieri sono arrivati sul posto, in uno stabile del centro, hanno trovato la vittima che nel frattempo si era rifugiata nell’appartamento di alcuni vicini, con diverse ferite alla testa e al braccio. Il 26enne era stato poi soccorso e trasportato in codice rosso all’ospedale Santissima Annunziata dove era stato medicato per alcune fratture e lesioni all’avambraccio e alla testa, ritenute guaribili in 30 giorni.
I due giovani, che assieme a un’altra coetanea condividono un appartamento preso in locazione nel centro cittadino, non avevano rapporti sereni: la convivenza era nata appena un paio di mesi prima di quella violenta lite. Ai militari dell’Arma, intervenuti immediatamente sul posto, la coinquilina dei due pugliesi aveva confermato le molte discussioni nate tra i due ragazzi sempre per questioni “domestiche”. Fino a quel giorno quando quel barattolo di salsa di cui proprio la vittima lamentava il furto, aveva fatto da innesco «per un’ennesima lite», accendendo i toni e degenerando poi in violenza. Fin da subito era emerso che l’arma utilizzata si trovasse proprio nella camera del 27enne custodita nel suo armadio. Le forze dell’ordine l’hanno infatti ritrovata dopo aver perquisito l’appartamento in cui si era consumata quell’aggressione: lì, nella camera da letto dell’imputato, i militari hanno ritrovato non soltanto l’arma ancora intrisa di sangue, ma anche una pistola scacciacani, entrambe sequestrate.
Non ci è voluto molto tempo perché i militari rintracciassero l’autore di quell’assalto: l’imputato si era infatti nascosto a casa dei suoi genitori dove era stato infine raggiunto e tratto in arresto.