Il caso
Ex Ilva, Urso attacca ancora la Procura di Taranto: ma i documenti lo smentiscono
Una sorta di assedio mediatico che rievoca il clima dell'estate 2012 quando il Governo si schierò con l'Ilva dei Riva dopo il sequestro dell'area a caldo firmata dal gip Patrizia Todisco
TARANTO - Le accuse del Ministro Adolfo Urso alla procura si Taranto non si placano. Una sorta di assedio mediatico che rievoca il clima dell'estate 2012 quando il Governo si schierò con l'Ilva dei Riva dopo il sequestro dell'area a caldo firmata dal gip Patrizia Todisco. Ieri l'esponente del Governo Meloni è tornato sull'incendio del 7 maggio scorso e dichiarato che «Non corrisponde al vero che siano trascorse "appena 22 ore" tra la richiesta di colaggio dei fusi presenti nell'Altoforno 1, avanzata da Acciaierie d'Italia in As, e la relativa autorizzazione da parte della Procura di Taranto. Al contrario, sono trascorsi ben 9 giorni e l'attività non risulta allo stato ancora autorizzata».
In realtà il procuratore della Repubblica Eugenia Pontassuglia nel suo comunicato in merito alla richiesta di colaggio dei fusi, cioè alla rimozione del materiale solidifcato in alcune parti della colata, aveva chiaramente fatto presente che quella richiesta non era mai pervenuta agli inquirenti. Una diatriba che può essere chiarita esclusivamente rimettendo in ordine il carteggio tra Acciaierie d'Italia e la procura dopo il rogo dell'Altoforno1.
Spulciando tutti i documenti in possesso di Gazzetta, emerge infatti che una istanza esplicita di autorizzazione al colaggio dei fusi non c'è tra quelle formulate da AdI. Le lettere inviate dalla società ai magistrati sono due: la prima è dell'8 maggio ed è allegata al verbale di sequestro probatorio senza facoltà d'uso. La seconda è del 9 maggio. È sulla prima delle due missive che il ministro Urso fonda le sue accuse sostenendo che in quella lettera AdI ha chiesto un'autorizzazione mai accolta dalla procura. Eppure a leggere quel documento, come detto, una richiesta esplicita di colaggio dei fusi non c'è. Il documento a firma dell'avvocata Giulia Costagliola D'Abete e del capo area Esercizio Altiforni Arcangelo De Biasi, riporta nella sua premessa che «il forno è stato fermato senza una adeguata preparazione della carica (mix dei materiali introdotti), tale da permettere un riavvio dello stesso dopo una lunga fermata. Se la stessa fermata dovesse superare un periodo temporale di alcuni giorni, tali da determinare un raffreddamento significativo dei fusi presenti nel crogiolo, il riavvio potrebbe risultare estremamente difficoltoso se non addirittura non possibile...