Il delitto

Uccise e strappò il cuore alla madre a Leporano: comincia il processo per Dettori

Alessandra Cannetiello

Oggi è fissata la prima udienza dinanzi alla Corte d’Assise. Il 46enne ha sostenuto che l’anziana fosse sotto l’influenza di vampiri

LEPORANO - Comincia oggi il processo in Corte d’assise nei confronti di Salvatore Dettori, il 46enne arrestato dai carabinieri per aver ucciso a coltellate e strappato il cuore alla madre 73enne Silvana La Rocca nella villetta di Leporano lo scorso 13 novembre. Nei confronti dell’uomo, il pubblico ministero Salvatore Colella, contesta l’aggravante della crudeltà e della premeditazione: quel pomeriggio Dettori avrebbe infatti sorpreso la madre alle spalle mentre entrava nell’auto parcheggiata nel giardino e avrebbe «tentato di scannarla» infliggendo prima una coltellata alla cervicale e poi altri colpi tra l’addome e il torace. Non solo. Come lui stesso ha raccontato ai carabinieri, avrebbe poi praticato un’incisione e strappato a mani nude il cuore della donna.

Un orrore folle che il 46enne aveva spiegato sostenendo che l’anziana donna fosse sotto l’influenza di una sette di vampiri: Dettori era infatti convinto che sua madre lo costringesse a mangiare carne umana, che gli preparasse pietanze a base dei resti del padre, operaio dell’Ilva morto nel 2002 a causa di un incidente in fabbrica. Dopo aver confessato infatti, ha portato gli investigatori nel suo appartamento di Pulsano: lì ha aperto il frigorifero e ha mostrato un barattolo sostenendo che quello fosse il polpaccio di suo padre che la madre aveva cucinato per lui. Era ossessionato dall’idea che intorno ci fossero i vampiri. Forse nella sua mente anche la mamma era stata identificata come una di loro. Per questo in casa conservava spade, e poi archi, frecce, balestre. E coltelli. Decine e decine di coltelli.

Una tesi che il giudice Francesco Maccagnano, che ha confermato la sua detenzione in carcere, ha ritenuto non solo incredibile, ma neppure un segno della sua precarietà mentale: il delitto, secondo il magistrato, è certamente «espressione di indubbia efferatezza e crudeltà» ma non di disorientamento mentale. In aula, oggi, toccherà alla Corte d’assise presieduta dal giudice Fulvia Misserini valutare se l’imputato difeso dagli avvocati Francesco D’Errico ed Emanuele Catapano, sia capace di intendere e di volere. Una tesi contro la quale, evidentemente si opporrà, Enea Dettori, fratello dell’imputato che attraverso l’avvocata Rosaria Bova si costituirà parte civile.

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