il caso
Martina Franca, per la truffa ad anziano l’avvocato Fernando Rinaldi accusato anche di tentata estorsione
Nuovo fascicolo di indagine: dopo quello per circonvenzione di incapace ulteriori accertamenti dei carabinieri.
MARTINA FRANCA - Dovrà difendersi anche dall’accusa di tentata estorsione l’avvocato Fernando Rinaldi, coinvolto nell’inchiesta per la truffa da 184mila euro ai danni di un anziano. Il pubblico ministero Marzia Castiglia, infatti, ha aperto un nuovo fascicolo di indagine dopo quello per circonvenzione di incapace che nei giorni scorsi si è chiuso con un decreto di giudizio immediato nei confronti del professionista, ma anche del carabiniere Antonio Spinelli, della moglie di quest’ultimo e di un vicino di casa.
Una nuova tegola giudiziaria nata dagli sviluppi dell’indagine che il 30 dicembre scorso ha portato i quattro agli arresti domiciliari (solo la moglie del militare, difesa dall’avvocato Gaetano Vitale ha ottenuto la revoca della misura). Com’è noto questi ultimi sono accusati di convinto un anziano 84enne a trasferire il denaro sul conto del carabiniere per evitare il pignoramento della banca, ma quando l’uomo aveva poi chiesto la restituzione ha scoperto che in realtà il militare aveva praticamente azzerato gli ingenti debiti che aveva accumulato anche per il gioco online. Le indagini dei carabinieri della Sezione di Polizia Giudiziaria della Procura, però, anche dopo gli arresti non si sono fermate e i nuovi elementi raccolti hanno permesso di contestare nuove ipotesi di reato.
Come la tentata estorsione appunto: secondo gli inquirenti l’avvocato Rinaldi e il vicino di casa della vittima, si sarebbe presentato nella caserma dei carabinieri di Martina Franca dove il brigadiere prestava servizio e in quella occasione avrebbe richiesto una somma tra i 60 e i 70mila euro da destinare, scrive il pm Castiglia, in parte al vicino, in parte a se stesso e il resto agli ufficiali giudiziari, al consulente nominato dal giudice dell’esecuzione e a tutti coloro che erano coinvolti nella vicenda. L’obiettivo, come ammette lo stesso Rinaldi al militare che intanto stava registrando il colloquio, «chiudere loro la bocca e gli occhi». Tutto questo, secondo quanto lo stesso Rinaldi spiega al militare, era necessario a evitare «che scoppiasse la bomba». Per il magistrato inquirente, che nelle scorse ore ha notificato l’avviso di conclusione di questo nuovo filone di indagine, queste richieste rappresentano «atti idonei e diretti in modo non equivoco» a costringere Spinelli a consegnargli il denaro per procurare a se stesso e al vicino di casa «un ingiusto profitto».
Ma non solo. In questo nuovo troncone dell’inchiesta è infatti emerso che Rinaldi avrebbe prima suggerito e poi ricevuto un testamento dalla vittima che conteneva le disposizioni quest’ultimo a favore del vicino di casa che si occupava di lui da diversi anni, ma lo avrebbe poi distrutto quando le cose si erano complicate: il pm Castiglia, per questo, ha formulato l’accusa di soppresso o distruzione di atti veri.