il caso

Taranto, ancora veleno sui Giochi: «Ora Melucci si dimetta»

FABIO VENERE

Di Cuia (FI): «Il sindaco ha abbandonato la nave e ha chiesto al commissario di occuparsi degli impianti». Il Pd: «Un’odissea»

TARANTO - Il «no comment» di Ferrarese e le trasversali richieste a Melucci di dimettersi da sindaco di Taranto. Sono i due elementi che hanno caratterizzato le ore successive ad un lunedì sera culminato con uno scambio di documenti tra il commissario per i Giochi del Mediterraneo e il primo cittadino. Con il primo (Ferrarese) che ha sottratto al Municipio il progetto per la riqualificazione del Centro sportivo “Magna Grecia” e con il secondo (Melucci) che, invece, ha ceduto alla struttura commissariale tutte le opere che erano di competenza comunale (oltre al “Magna Grecia”, il PalaMazzola, il campo di calcio di Talsano, lo Skate park, gli interventi accessori allo Stadio di atletica e un impianto sportivo da realizzare nella Villa Peripato). Il tutto, non senza polemiche rispetto alle quali, contattato dalla Gazzetta, Ferrarese ha preferito esibirsi in un catenaccio verbale concedendo al cronista il classico «no comment».

A commentare, però, ci hanno pensato le forze politiche e, tra queste, naturalmente quelle che in Consiglio comunale siedono all’opposizione di Rinaldo Melucci. Che, infatti, gli hanno chiesto di dimettersi.

Nel centrodestra, il consigliere comunale e regionale di Forza Italia, Massimiliano Di Cuia, in una nota, ha affermato: «Quando un sindaco sventola bandiera bianca, mette il sigillo al suo fallimento ed è quello che è accaduto a Taranto, con Melucci che ha abbandonato la nave dei Giochi del Mediterraneo e ha chiesto al commissario di… commissariarlo. Un colpo di scena che ha lasciato increduli i cittadini e ha certificato – sentenzia Di Cuia - l’inadeguatezza dell’Amministrazione comunale». L’esponente forzista ha aggiunto: «Ci domandiamo come mai Melucci non si dimetta. Sarebbe coerente con un gesto così incredibile e, forse, le sue dimissioni sarebbero più logiche della figura non lusinghiera che ha fatto con questo ultimo atto».

Dal centrodestra ci si sposta poi al centrosinistra, ma con la parola «dimissioni» che rimane la costante nell’equazione Giochi del Mediterraneo. A pronunciarla per primi, in ordine di tempo, sono stati i Cinque Stelle mentre ieri mattina sono stati i vertici del Pd a far partire bordate verso Palazzo di Città. La segretaria provinciale dei Dem, Anna Filippetti e quello cittadino, Giuseppe Tursi, hanno ricordato come inizialmente i rapporti tra Melucci e Ferrarese fossero molto tesi e poi, invece, sono diventati cordiali, «fino ad arrivare agli attacchi verso il presidente Emiliano e l’allora direttore generale Sannicandro, considerati la causa di ogni male. E poi, le corse dal notaio a Roma per estromettere la Regione dal Comitato dei Giochi con la “scomunica” di assessori e collaboratori del Partito democratico che, invece, avevano suggerito di evitare un tale abominio amministrativo e giuridico». Nel loro comunicato, i segretari del Pd (riferendosi a Melucci) hanno fatto riferimento anche a «processioni a casa di Emiliano e nei suoi uffici per supplicare il perdono. Ora, assistiamo agli attacchi frontali verso il commissario Ferrarese e al ringraziamento nei confronti della Regione Puglia per aver fatto tutto il possibile per salvare i Giochi. Per i cittadini, però, è davvero impossibile seguire questa odissea anche perché avrebbero il diritto di essere solo governati». Per questo, Filippetti e Tursi chiedono che «Melucci si dimetta e riconsegni alla città, alla politica e a se stesso - affermano - la giusta serenità».

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