L'intervista

«Poesia, musica, memoria per esplorare le mie radici»: Angelo Mellone in scena a Taranto

Alessandra Macchitella

Lo scrittore domenica al Teatro Fusco con il live «In fin dei conti. Capitoli di una messinscena»

Ognuno ha le sue ossessioni, e prima o poi tocca farci i conti. Una terapia d’urto potrebbe essere osservata direttamente sul palco di un teatro con un reading a ritmo di jazz. Domenica 10 novembre, alle ore 18, al Teatro Fusco di Taranto arriva Angelo Mellone con In fin dei conti. Capitoli di una messinscena.

Angelo Mellone, giornalista, scrittore e direttore dell’Intrattenimento Day Time della Rai, già vicedirettore di RaiUno, ritorna nella sua città con uno spettacolo che è un vero e proprio viaggio attraverso le proprie «ossessioni»: l’Italia, le radici, il Sud, la sua Taranto, gli antenati, i figli, la provincia, la memoria nazionale, la nostalgia dell’origine, l’amore di coppia.

Una voce e sei musicisti per un reading teatrale di musica e parole che prende spunto dal suo omonimo libro (CartaCanta Edizioni), una raccolta di poesie.

Mellone ritorna a suonare il pianoforte sul palco accompagnato da un quintetto d’eccezione: Salvatore Russo alla chitarra, Ivan Romanazzi alla chitarra classica, Francesco Longo alla fisarmonica, Peppe Fornaro al clarinetto e sassofono e Dominique Antonacci alle percussioni.

Domenica il suo spettacolo torna a Taranto?

«Sì, e con molte novità. Sul palco saremo in sei, con le percussioni, nuove canzoni e ci sarà una piccola anteprima della riduzione teatrale del mio libro Prima che ti svegli (Edizioni della Meridiana). Inoltre, ci sarà spazio per parlare di Taranto.»

Tra le sue ossessioni sembra di capire che ci sia anche la sua città?

«Sicuramente. A Taranto ho dedicato romanzi, monologhi, articoli, documentari. Sono figlio e orfano dell’acciaio, ho perso mio padre da giovane, figlio e orfano della mia città. Nei miei progetti di vita c’è tornare a vivere a Taranto, vorrò farlo quando avrò ancora le forze per darle qualcosa. Con la mia città ho un rapporto complicato, come accade in tutti gli amori passionali. Trovo sia la città più bella della Puglia, seppur nelle sue contraddizioni. E non dimentichiamo che è stata l’unica vera città di immigrazione del Meridione.»

Parlerà anche di acciaio?

«No, in questo spettacolo esplorerò il legame con la memoria familiare, gli antenati, gli anni ‘80. In fin dei conti è un’espressione conclusiva, come dire “quando tutto è stato detto e fatto”. Ma forse “a conti fatti” è più adatto, perché alla fine si tratta di un bilancio.»

E a conti fatti, che cosa ha scoperto?

«Che il 2022 è stato anche il mio ritorno alla musica sul palco. Da giovane suonavo in un gruppo, e ora, dopo tanto tempo, mi ritrovo a cantare di nuovo. Questo spettacolo è un modo per fare i conti con la musica, porto anche un inedito, Anni incredibili

Le sue ossessioni risuonano anche nel pubblico?

«Direi di sì. Ho notato che quando parlo degli anni ‘80, dei miei nonni o di mio padre, la mia storia si trasforma nella storia di tanti. È un’esperienza singolare: la narrazione personale diventa collettiva, parlando dei miei parlo di tutti. Si tratta di una strana esperienza: la propria storia diventa una icona; ognuno pensa alla sua storia personale e così diventa collettiva.»

C’è un’ossessione da cui non si libererebbe mai?

«Dalla sensazione di libertà dell’affaccio sul mare. Il rapporto fra Taranto e il mare non l’ho scoperto subito, la città è sul mare ma non di mare. Ho scritto anche di Castellaneta Marina in questo periodo, il luogo dell’infanzia, dei nonni materni. L’ossessione, comunque, non è qualcosa di negativo, per me è un dovere narrativo, sento di dover raccontare alcune cose prima che vengano perse.»

L’evento in fuori programma per la stagione musicale del Comune di Taranto sarà a ingresso libero, fino ad esaurimento posti. Per prenotazioni, è possibile contattare il numero 0999949349 negli orari di apertura del botteghino del Teatro Fusco, dal martedì al venerdì dalle 10 alle 13 e dalle 16 alle 19.30.

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