In via Cesare Battisti
Maxi-rissa in centro a Taranto, il pm chiede l’arresto ma vanno prima interrogati
Primi effetti della riforma Nordio anche nel tribunale ionico: in due rischiano il carcere e in tre i domiciliari
TARANTO - Su di loro pende una richiesta di arresto, ma per decidere se mandarli in carcere o ai domiciliari il giudice deve prima interrogarli. Sono gli effetti della nuova riforma voluta dal ministro delle giustizia Carlo Nordio che anche a Taranto dispiega i suoi effetti.
Dovranno infatti comparire nei prossimi giorni dinanzi al magistrato le nove persone finite sotto accusa per la maxi rissa avvenuta nella centralissima Via Cesare Battisti a marzo scorso. È stato il giudice per le indagini preliminari Gianna Martino , come prevede la nuova normativa per alcune tipologie di reato, a fissare gli interrogatori preventivi durante i quali gli indagati potranno fornire la loro versione dei fatti, provando a smontare le accuse mosse dalla Procura, oppure avvalersi della facoltà di non rispondere. Dopodiche il gip Martino dovrà decidere se concedere o meno le misure cautelari chieste dal pubblico ministero Remo Epifani.
Per due di loro, infatti, il pm Epifani ha chiesto la custodia in carcere, mentre per altri tre gli arresti domiciliari e infine per i cinque indagati rimanenti l'obbligo di firma in caserma. Misure che in passato sarebbero il giudice avrebbe dovuto valutare sulla base degli atti forniti dall'accusa, ma che invece ora deve concedere o meno dopo aver ascoltato la versione degli accusati. In realtà, gli indagati, non sono tenuti a presentarsi all'interrogatorio oppure posso scegliere di avvalersi della facoltà di non rispondere. È uno dei primi casi che si verifica a Taranto e che porta nella provincia ionica gli effetti delle modifiche alla procedura volute dal Guardasigilli. La finalità della manovra, in estrema sintesi è quella di anticipare il contraddittorio tra accusa e difesa e mettere il giudice nelle condizioni di poter decidere avendo in mano più elementi: «la finalità dell’interrogatorio “pre-misura” - si legge su riviste specializzate come Altalex - è quella di offrire una maggiore tutela all’indagato, consentendogli di esporre le proprie ragioni e difese prima dell’adozione di una misura cautelare, così evitando che questa venga inutilmente disposta». Di contro tuttavia per alcuni addetti ai lavori è concreto il rischio che, una volta venuti a conoscenza del rischio di finire in carcere o ai domiciliari, alcuni indagati potrebbero far decidere d non solo di dare forfait, ma anche di perdere le proprie tracce.
Tornando alla questione tarantina per tutti gli indagati, difesi tra gli altri dagli avvocati Andrea Maggio e Pasquale Blasi, l'accusa è di aver partecipato alla rissa esplosa tra via Cesare Battisti e via Petrarca durante la quale si sono frnteggiate i memebri di due famiglie alcuni dei quali hanno poi riportato serie ferite al volto e ad altre parti del corpo. Ma non solo. A due indagati l'accusa sono contestate anche le ipotesi di reato di resistenza a pubblico ufficiale e favoreggiamento: all'arrivo dei poliziotti, infatti, «con aggressioni e minacce» avrebbero impedito ai pubblici ufficiali di procedere all' identificazione di uno soggetti che aveva partecipato alla rissa armato di sfollagente.
Il 30 marzo scorso, furono infatti gli investigatori della Squadra mobile ad avviare le indagini sulla violenta collutazione in cui uno dei presenti aveva riportato lesioni nel corso della colluttazione ed era stato trasportato al pronto soccorso dell'ospedale. I poliziotti, guidati dal vice questore Luigi Vessio, hanno raccolto le dichiarazioni dei presenti e hanno poi analizzato le immagini di un video diventato virale sul web.
Al termine di quelle attività iniziali, erano state denunciate 8 persone a cui in una fase successiva si è aggiunta la nona. Ai primi otto, nei mesi scorsi, è stato notificato anche un Daspo urbano emesso dal Questore.