La settimana santa
Taranto, «I Misteri nell’isola? Valuteremo»
La bussata chiude i riti 2024. Il priore Papalia non esclude il ritorno in Città vecchia
TARANTO - Tre colpi per aprire il portone del Carmine e chiudere l'edizione 2024 dei riti. La bussata del troccolante, anche quest'anno, è stato uno dei momenti più attesi e partecipati della Settimana Santa di Taranto. Per 15 ore il corteo dei confratelli ha riportato la comunità tarantina indietro di secoli: contemplando il racconto della Passione di Cristo e il suo funerale nelle due parti immaginarie che compongono la processione uscita da piazza Giovanni XXIII venerdì alle 17. Una processione accompagnata dal favore del meteo: un tempo sereno nonostante alcune folate di vento freddo hanno fatto crescere la tensione poco dopo l'avvio del cammino penitenziale. Pian piano, dietro il troccolante, i simboli, le poste e le otto statue hanno fatto rientro nella chiesa del Carmine: come sempre, sulle note della marcia funebre Ione, Gesù Morto e L'addolorata hanno superato il sagrato della chiesa lasciando che il portone si chiudesse alle loro spalle. All'interno del carmine, per qualche minuto, la nazzicata ha cullato i simulacri prima che venissero rimosse, quasi a forza, dalle spalle dei portatori. Poi gli abbracci, le lacrime, gli auguri per la Resurrezione. E silenziosamente, il pensiero è volato già al prossimo anno, che si annuncia denso di ricorrenze, ma non solo.
Il 2025 per l'Arciconfraternita del Carmine sarà infatti un anno importante perchè il sodalizio celebra il 350esimo anniversario dalla sua fondazione: l'atto di nascita della congrega, infatti, risale al 1675.
«L'anno prossimo conteremo 350 anni di storia – spiega il priore Antonello Papalia – e certamente lo sottolineeremo con una serie di iniziative che avranno che avranno un programma ampio. E naturalmente sarà coinvolto anche il periodo della Settimana Santa».
Ma non solo il 2025 sarà anche l'anno del 260esimo anniversario della donazione delle statue di Gesù Morto e dell'Addolorata alla confraternita da parte del nobile don Francescantonio Calò, discendente di don Diego Calò, l'uomo che diede vita ai riti della Settimana Santa a Taranto. Due eventi importanti, insomma, che i confratelli e le consorelle sognano di festeggiare tra i vicoli dell'isola: come nel 2015, insomma, varcare il ponte girevole per tornare in città vecchia, dove tutto è cominciato.
«I Misteri in città vecchia, dieci anni fa, hanno lasciato un ricordo splendido nei cuori di tutti cittadini – aggiunge Papalia – con una partecipazione di massa, ben superiore a quella che registriamo negli altri anni. Quando allora abbiamo pensato alla processione in città vecchia siamo stati guardati un po' con sospetto anche e soprattutto da molte istituzioni che ritenevano l'isola non idonea ad accogliere un evento di così grande portata. Il risultato finale fu straordinario. In ordine alla compostezza del popolo che assistette alla processione, ma anche per il modo in cui i confratelli hanno gestito l'intera processione».
E sull'ipotesi di tornare, Papalia lascia una porta aperta: «Certamente tra confratelli se ne parlerà: noi abbiamo un organo statutario che è deputato a prendere determinate decisioni che è l'assemblea dei confratelli in cui sentiremo tutti i nostri iscritti e vedremo che cosa si deciderà».
Insomma il ritorno dei Misteri nell'isola è già qualcosa di più di una speranza. C'è tempo perchè la congrega prenda le sue decisioni. C'è tempo perchè le istituzioni preparino l'eventuale processione in città vecchia. Ora, però. È ancora il tempo del riposo: le statue dei Misteri sono tornate nelle nicchie, i simboli sono stati riposti nei locali che li custodiscono e gli abiti sono tornati negli armadi. I riti 2024 sono stati consegnati alla storia. Ora è il momento del silenzio.