I nodi dell'acciaio

Taranto, il futuro dell’Ilva riparte dallo Stato: oggi vertice Governo-Mittal, si cerca intesa finale

Il primo tema è quello delle risorse finanziarie per dare continuità alla fabbrica. Una soluzione che mantenga aperto il siderurgico di Taranto, paghi i creditori, mandi avanti le bonifiche e tuteli l’azionista privato

TARANTO - Una soluzione per l’ex Ilva che mantenga aperto lo stabilimento siderurgico di Taranto, paghi i creditori, mandi avanti le bonifiche e tuteli l’azionista privato. Il difficile puzzle è quello a cui lavorano Invitalia il governo e Mittal e che sarà al centro dell’incontro di oggi, lunedì, a Palazzo Chigi. Per l'esecutivo nel faccia a faccia con Mittal ci saranno i ministri Giancarlo Giorgetti, Raffaele Fitto, Adolfo Urso e il sottosegretario alla presidenza Alfredo Mantovano. Come da attese non parteciperà la presidente dl Consiglio Giorgia Meloni.

L’incontro preparatorio della scorsa settimana con Invitalia, Mittal e i rappresentati dei ministeri ha compiuto dei passi avanti, come riferivano subito dopo la riunione.

Il primo nodo è quello delle risorse finanziarie. Per assicurare la continuità aziendale scongiurando la liquidazione, come assicurato dal governo ai sindacati nei giorni scorsi, l'ipotesi che prende più piede in queste ore è quella di una crescita dell’azionista pubblico dal 38% fino al 60% in Acciaierie d’Italia. Una soluzione auspicata da una parte del governo, dai sindacati e da alcuni esponenti delle opposizioni come l’ex ministro Andrea Orlando e che verrebbe effettuata tramite la conversione del finanziamento da 680 milioni di euro già deliberato da Invitalia. Nell’aumento Mittal non parteciperebbe, diluendo così la propria partecipazione azionaria...

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