La querelle
Michele Riondino contro Acciaierie d'Italia: «Voleva bloccare "Palazzina Laf"»
«Colpisce molto che tra le motivazioni addotte vi sono la tutela dell'ambiente, la sicurezza dei lavoratori, le tecniche di ripresa»
Un tentativo di censura sul film Palazzina Laf? Acciaierie d’Italia ci ha provato. Lo denuncia Michele Riondino, che proprio con quest’opera firma il suo debutto alla regia. L’attore tarantino, a corredo del post su Facebook con cui ha sollevato il caso, ha allegato le lettere che l’azienda gli ha inviato per provare «a bloccare le riprese del film #palazzinalaf».
Riondino, che oltre ad averlo diretto è coprotagonista del film con Elio Germano, parla delle lettere ricevute da Adi lo scorso giugno rivelandone il contenuto a partire dalla prima: «È solo la prima di tre lettere con le quali (Adi, ndr) esprime il suo dissenso non tanto alle riprese di un film che racconta alcuni fatti avvenuti nel suo perimetro, ma come si può leggere, la sua opposizione è nei modi e nei luoghi in cui queste riprese dovevano essere svolte».
Il commento dell’attore-regista, da sempre impegnato nella battaglia a difesa dell’ambiente e della salute dei tarantini, va dallo stupore all’ironia al sarcasmo. «Colpisce molto - sottolinea - che tra le motivazioni addotte vi sono la tutela dell'ambiente, la sicurezza dei lavoratori, le tecniche di ripresa». E continua, parlando della seconda e poi della terza missiva: «Ora, se già le prime due fanno ridere se considerate da che pulpito viene la predica, l'ultima fa veramente riflettere su che tipo di considerazione ha la suddetta società della questione ambientale e sanitaria tarantina (oltre che dell'industria cinematografica italiana)». Riondino ironizza: «Adi dall’alto della sua esperienza considera superati i metodi di ripresa tradizionale perché ritiene che la tecnologia nel cinema abbia raggiunto livelli che permettono di girare in luoghi diversi da quelli dell'ambientazione del film, e ritengono incomprensibile che una produzione di alto livello come Palomar non possa permettersi tali tecniche (ad averci anche solo il quarto di un quarto di tutti i soldi che lo stato ha messo nelle casse di quella fabbrica avremmo fatto un film che avatar scansate proprio). Vi rendete conto di che assurdità? È un po’ come se i cittadini di Taranto - la stoccata di Riondino - pretendessero da Adi le più alte tecnologie per produrre acciaio senza avvelenare la città».