I nodi del siderurgico

Ex Ilva, ministro Urso in audizione alla Camera: «Negli ultimi anni produzione al di sotto delle performance». Tar Lecce, rinviata udienza su caso benzene

«Al di sotto dei minimi indispensabili per la sostenibilità occupazionale e di mercato»

«In questi ultimi travagliati anni, la produzione si è attestata ben al di sotto delle performance storiche e indispensabili per la sostenibilità occupazionale e di mercato di Ilva». Lo afferma il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, in audizione alla Camera sulle prospettive industriali del sito siderurgico di Taranto.

Il Memorandum of Understanding su Ilva «sottoscritto a nome del governo è una tappa, non è un accordo, l’accordo dovrà venire. Questa è solo la tappa di un percorso che poi potrà diventare reale quando ci sarà un contratto». Il memorandum dice «come vogliamo impiegare le risorse, in parallelo le risorse pubbliche attraverso i fondi europei, con l’intervento da parte del privato, è una una tappa di interlocuzione iniziata a inizio legislatura e va avanti per la ricerca di un’intesa che possa darci maggiore garanzia sull'utilizzo delle risorse».

«Ero al corrente del piano di lavoro, non un accordo, firmato da Fitto su mandato del governo nel suo complesso. Ora dobbiamo misurare rispetto alle risposte che l'azienda darà nelle prossime settimane e che verranno portate all’attenzione dell’azienda, ma anche ovviamente del parlamento e tanto più dei sindacati, con cui abbiamo stabilito impegni per un’interlocuzione continuativa per tenerli informati dello stato delle trattative in corso».
Lo afferma il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, in audizione alla Camera sulle prospettive industriali del sito siderurgico di Taranto.
«Voglio rassicurare il Parlamento che noi abbiamo piena consapevolezza di quanto strategico sia il settore - aggiunge Urso - dell’impegno in una riconversione produttiva senza precedenti», continua, «il nostro obiettivo è di raggiungere livelli di produzione che siano sostenibili per stare sul mercato».

GIORGETTI, ATTENDIAMO CHE CDA VALUTI ESIGENZA NUOVO APPORTO

«Si attende che il cda della società valuti se vi sia esigenza di un nuovo apporto da parte dei soci e lo quantifichi nonché che i soci, ad iniziare dal socio privato che detiene la maggioranza, assicurino il necessario supporto finanziario in coerenza con le rispettive quote (ArcelorMittal detiene il 62%)». Così il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti in question time al Senato sull'ex Ilva. «In questo quadro va visto l’impegno del governo a negoziare con i soci privati le modalità di apporto delle necessarie risorse per il funzionamento e per i futuri investimenti, che ha coinvolto" il ministro Urso e Fitto.

«La vicenda dell’Ilva è molto complessa e si dipana negli anni», ha detto Giorgetti, evidenziando che «la pandemia, la crisi internazionale dovuta alla guerra in Ucraina e il conseguente aumento dei prezzi dell’energia hanno reso questo percorso più complicato, richiedendo un impegno economico aggiuntivo».
«La conseguente operazione di rafforzamento patrimoniale a inizio del 2023 per complessivi 750 milioni di euro ha visto Invitalia contribuire con 680 milioni ed ArcelorMittal con 70 milioni, con possibilità per il socio pubblico, di valorizzare l'apporto dei 680 milioni innalzando la propria partecipazione al 60% da attuale 38. Tale facoltà non è al momento stata esercitata», ha detto Giorgetti, sottolineando che «la volontà di salvaguardare la continuità aziendale dell’ex Ilva, attraverso un disegno organico e solidamente presidiato dai plurimi interventi legislativi succedutisi nel corso degli ultimi quattro anni, è stata di recente confermata dal dl salva infrazioni».

«Attualmente, gli assetti di governance del gruppo Acciaierie d’Italia continuano ad essere regolati dal contratto, di natura privatistica, che ha reso vincolante per i due soci l’accordo di co-investimento del dicembre del 2020 e che vede la maggioranza della partecipazione al capitale sociale della Società in capo ad ArcelorMittal (come detto, 62%, a fronte del 38% detenuto dallo Stato, per il tramite di Invitalia). Pertanto - ha aggiunto - le dinamiche di effettiva calibrazione dell’entità delle risorse necessarie a consentire il prosieguo dell’attività della Società sono, in prima battuta, quelle proprie degli schemi civilistici, secondo i quali l’assemblea degli azionisti delibera in merito alle azioni da intraprendere, prendendo parte, in ragione della propria quota di partecipazione al capitale sociale, agli interventi necessari a far fronte alle esigenze della società».

RINVIATA UDIENZA TAR LECCE SUL CASO BENZENE

Il Tar Lecce ha rinviato a data da destinarsi la trattazione dell’ordinanza del sindaco di Taranto Rinaldo Melucci, al momento sospesa, con cui il 22 maggio scorso aveva imposto il fermo dell’area a caldo in mancanza di interventi sulla riduzione delle emissioni di benzene. Era stato lo stesso Comune di Taranto a chiedere un rinvio dell’udienza di oggi in attesa di ricevere la pronuncia della Corte di giustizia europea, che si riunirà il 7 novembre prossimo, sul tema del danno sanitario connesso ai livelli di inquinamento da benzene. I legali del Comune evidenziano che se la decisione della Corte di Giustizia Europea dovesse essere favorevole alle tesi dei ricorrenti, l’Ente chiederà la revoca del cautelare al Tar. La Corte di Giustizia europea dovrà esprimersi sui quesiti posti dal Tribunale di Milano a cui dieci cittadini aderenti all’associazione Genitori Tarantini si erano rivolti per promuovere una class action inibitoria contro l’ex Ilva. L'assessore comunale all’Ambiente Francesca Viggiano, presente all’udienza di oggi a Lecce. sottolinea che «l'attesa del fondamentale pronunciamento della Corte di Giustizia non ci renderà meno attenti nel valutare anche altre iniziative di tutela, compresa la domanda di revoca dell’ordinanza cautelare che aveva sospeso l’efficacia dell’ordinanza sindacale. La lunga battaglia della nostra amministrazione a tutela della salute dei cittadini non si arresta e non arretra dinanzi a norme che, sebbene formalmente legittime, in realtà appaiono ancora fortemente ingiuste, in particolar modo il tentativo normativo posto in essere dal Governo di limitare i poteri del sindaco in materia di tutela della sanità pubblica».

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