la sentenza

Spaccio a Martina Franca, smercio «on line»: scattano sette condanne

francesco casula

Blitz antidroga «fast»: è emerso che gli imputati utilizzavano Telegram, Whastapp e Messenger per vendere stupefacenti

MARTINA FRANCA - Si è chiuso con 7 condanne il processo con rito abbreviato nei confronti degli imputati coinvolti nell’inchiesta antidroga denominata «Fast» condotta dai poliziotti del Commissariato di Martina Franca su un giro di presunti pusher che gestivano una piazza di spaccio nel comune della Valle d'Itria.

Nelle scorse settimane il giudice Giovanni Caroli ha depositato le motivazioni della sentenza con la quale il 26 aprile scorso ha decreto le pene sostanzialmente confermando le richieste formulate dal pubblico ministero Francesca Colaci sebbene con pene più basse.

Il giudice ha emesso la pena maggiore a 5 anni e 4 mesi nei confronti del 32enne Daniele Colucci per il quale l'accusa aveva chiesto la condanna a 6 anni: nelle motivazioni, il giudice Caroli scrive che Colucci «tratta imperativamente e talvolta sprezzantemente i suoi sottoposti» e «i suoi fornitori»: il magistrato ha inoltre sottolineato come non abbia un lavoro «ìeppure si ritrae in video, esibendo tante banconote di denaro, celebrando i frutti del mercato illecito cui si dedica incessantemente e professionalmente, traendone cioè ogni suo reddito». In una delle numerose intercettazioni proprio Colucci prospetta a un altro imputato di potere essere miliardario se solo fosse oculato nelle spese. È infatti intorno alla sua figura che ruotava l’inchiesta: i poliziotti hanno ricostruito i contatti costanti non solo con piccoli assuntori di stupefacenti, ma anche con altri presunti pusher con i quali provavano anche a darsi aiuto reciproco in mancanza di merce. Per gli inquirenti, infatti, tra il 2019 e il 2020, il mercato dello spaccio della droga a Martina Franca era diviso tra Colucci, che spacciava principalmente cocaina, e il 34enne Gianmarco Tanzarella, che spacciava sostanze stupefacenti più leggere come hashish e marjuana e che ha rimediato una condanna a 1 anno e 8 mesi. Nella sua sentenza, inoltre, ha condannato a 4 anni Pierdavide Tramonte, a 2 anni con pena sospesa Cristan Michele Mastronardi, a 1 anno e 4 mesi Gertian Allkanjari e Pietro Aquaro e infine 8 mesi per Giovanni Calella con il beneficio della sospensione cautelare.

Per altri cinque imputati che hanno optato per il rito ordinario sarà invece un processo a fare luce sulle accuse.

Dalle indagini è emerso che gli indagati avrebbero utilizzato i social network come Telegram, Whastapp e Messenger per vendere droga. I poliziotti, nella loro informativa, parlano di un «notevole giro di affari», delle «modalità» e del «gergo utilizzato per perfezionare lo scambio dello stupefacente ed il coinvolgimento di altre persone». Non solo. Le intercettazioni hanno mostrato come in alcuni casi, Colucci avrebbe minacciato gli acquirenti che non onoravano i debiti: «Stanotte – disse a un ragazzo che doveva restituirgli la somma di 250 euro – vengo a fare casino in campagna sappilo... faccio sentire tutti gli audio che mi hai mandato... Mi hai bloccato pisciature d merd».

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