Nel Tarantino

Maruggio, uccise l’anziano zio a coltellate: sconterà 24 anni di carcere

Francesco Casula

I giudici hanno accolto in pieno la richiesta della Procura. Taurino si presentò diverse volte nella casa della vittima chiedendo denaro per comprare droga

È stato condannato a 24 anni di carcere Antonio Taurino, 39enne reo confesso dell’omicidio dello zio, l’84enne Angelo Taurino, ucciso con 27 coltellate nelle prime ore del 2 febbraio 2022 nella sua casa in via San Nicolò a Maruggio. Lo ha stabilito la Corte d'Assise di Taranto accogliendo la richiesta del pubblico ministero Rosalba Lopalco che ha coordinato le indagini dei carabinieri. Ieri mattina, nell'aula Alessandrini, la Corte d’assise, presieduta dal giudice Giuseppe Licci e a latere Loredana Galasso, ha letto il verdetto con cui ha disposto l'interdizione in perpetuo dai pubblici uffici e l'interdizione legale per la durata della pena.

Il 14 luglio il pm Lopalco nella sua requisitoria aveva ricostruito la vicenda spiegando che il processo ha confermato che il 39enne ha agito per sottrarre denaro alla vittima approfittando della sua condizione di “minorata difesa” relativa all'età dell’ultraottantenne. Per l’accusa, quel delitto è stato il frutto di un lucido disegno criminoso perpetrato da Taurino, esclusivamente, per togliere denaro alla vittima: quella notte, anche a causa di crisi di astinenza da cocaina e la necessità di trovare denaro per pagare presunti debiti, lo avrebbero portato per quattro volte a casa di «zio Nino» e nell’ultima visita sarebbe scattata la follia omicida.

Qualche giorno dopo l’arresto dei carabinieri e il trasferimento in carcere, Antonio Taurino aveva confessato il delitto e ha fornito una serie di informazioni che aveva permesso agli inquirenti di chiudere velocemente il cerchio sulla vicenda.

Per l’avvocato Paolo Martino Rosato, che assiste l’imputato fin dal suo arresto, però, quell’azione era da inquadrare anche nel grave disagio che il 39enne viveva in quel periodo: la tossicodipendenza innanzitutto, ma anche le umiliazioni e vessazioni subite da altri soggetti della zona che lo avrebbero più volte picchiato per estorcergli denaro.

L’avvocato Rosato aveva chiesto l’assoluzione evidenziando come grazie alle dichiarazioni del suo cliente i carabinieri erano riusciti a sgominare una banda che gestiva diversi traffici illeciti da Maruggio fino a Sava e Lizzano. Non solo.

In carcere Taurino ha tentato per ben tre volte di togliersi la vita e ha ricordato come il perito, lo psichiatra Bruno Tripaldelli, ha chiaramente confermato che «al momento del fatto era vittima di un rilevante disagio sociale rispetto agli altri, contraddistinto da importanti patologie dal punto di vista fisico che, associate al forte stato di sudditanza e oppressione da parte di chi lo vessava e lo stato di tossicodipendenza, hanno creato un deterioramento della personalità generando una condizione di psicopatologia di grave compromissione dello psichismo tale da annientare la capacità di contenimento». Insomma il 39enne, per la difesa «ha sì commesso questo delitto, ma non è quella persona spietata che traspare dalla sola lettura del capo d’imputazione». Non solo. L’accusa iniziale nei confornti dell’uomo, con le diverse aggravanti contestate inizialmente avrebbe potuto portare anche al carcere a vita, ma nel processo la difesa è riuscita a dimostrare che le cose non stavano così al punto che la stessa procura non ha più chiesto la pena dell’ergastolo.

La tesi difensiva, tuttavia non ha convinto interamente i giudici che hanno invece ritenuto dimostrata la ricostruzione fatta dalla procura ionica. La Corte infine ha annunciato che le motivazioni della sentenza saranno depositate entro i prossimi 90 giorni.

Privacy Policy Cookie Policy