La sentenza

Mala nigeriana a Taranto, scattano sei condanne per droga e prostituzione

Francesco Casula

Il verdetto dopo l’inchiesta dell’Antimafia e dalla Squadra Mobile «The cults». Al gruppo è stato contestato anche il riciclaggio di denaro

TARANTO - Si è chiuso con sei condanne e quattro assoluzioni il processo di primo grado nei confronti di sei imputati coinvolti nell'inchiesta “The Cults” contro la mala nigeriana che aveva tentato di mettere radici anche nella provincia ionica. Il verdetto emesso alcuni giorni fa dal giudice Antonio Gatto al termine del rito abbreviato, ha sostanzialmente accolto le richieste formulate il 16 giugno scorso dal pubblico ministero della Direzione Distrettuale Antimafia Milto De Nozza.

Le pene maggiori sono state inflitte ai tre uomini ritenuti trafficanti di droga: 15 anni e 2 mesi per Livinus Onyeajawar Chidiebele, detto “Prince” e poi 8 anni e 10 mesi a Tresure Dennis detto “Henry” e 7 anni e 10 mesi per Cristian Edo detto “Orile”. Pene decisamente più basse per gli imputati che avrebbero rcipoerto il ruolo di pusher: il giudice ha condannato Lucky Ikonagbon a 1 anno e 10 mesi e Sidiki Jarra e Anrham Orue a 6 mesi con la sospensione condizionale.

Sono tre invece gli imputati assolti: si tratta di Doris Agbonlahor, Chidubem Innocent Elem, Muhammad Okhomore e infine Rex Efe.

L’inchiesta sul traffico di droga condotta dalla Squadra Mobile di Taranto, coordinata dal pm De nozza e dal pm Enrico Bruschi della Procura ionica, aveva portato alla luce il tentativo della criminalità straniera di radicarsi nel territorio ionico: anche se nell’indagine non è contestato il reato di associazione mafiosa, alcuni degli indagati sono stati coinvolti in altre procure italiane in procedimenti penali per l’appartenenza a «confraternite» come vengono chiamati i clan della mala centrafricana e, per gli investigatori, la piazza di Taranto poteva esser il nuovo fronte di sviluppo della criminalità straniera in Italia.

Le accuse formulate dai pubblici ministeri sono di associazione dedita al traffico e allo spaccio di droga, in particolare marijuana, ma anche di favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione, riciclaggio di denaro e poi rissa e danneggiamenti.

Secondo l’accusa, al vertice dell’organizzazione che aveva sede nel borgo umbertino di Taranto, c’erano tre uomini: oltre a Prince i poliziotti hanno individuato Ejike Okafore detto «Home Boy» e Mike Jerry. Questi ultimi hanno scelto di essere giudicati con rito ordinario e a breve partirà nei loro confronti il processo dinanzi al tribunale di Taranto.

Per gli inquirenti erano loro i «promotori ed organizzatori del sodalizio criminale» che gestivano le somme di denaro da destinate all’acquisto dello stupefacente, recandosi in diverse circostanze in Bari per finalizzare l’acquisto di quantità di marijuana acquistandola da fornitori baresi e cedendola poi ai complici del gruppo che poteva contare su un significativo numero di pusher e corrieri.

Il gruppo sfruttava anche donne nigeriane costrette a prostituirsi in appartamenti e locali del centro città e riciclava i proventi illeciti grazie alla complicità di alcuni esercizi commerciali: si tratta di «sportelli clandestini» per il versamento dei soldi in Italia e per il successivo prelievo in Nigeria, con la garanzia di veloci tempi di consegna, talvolta immediati, garantendo al contempo l’anonimato del cliente e la possibilità di trasferire somme illimitate.

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