i nodi della sanità

Taranto, contratti «fantasma» per i medici del carcere, la replica dell’Asl

Valentina Castellaneta

Dopo la denuncia alla «Gazzetta». Per l’azienda sanitaria «non sono nostri dipendenti».

TARANTO - Medici del carcere senza contratto, la replica della Asl. «Non sono nostri dipendenti», spiega Vito Giovannetti, responsabile della comunicazione dell’azienda sanitaria, alla «Gazzetta» per chiarire la posizione lavorativa dei medici che prestano servizio nell’Istituto penitenziario Carmelo Magli di Taranto, senza un contratto o convenzione dal 2009 e nessun contributo versato da 17 anni.

La vera delusione - come riportato nell’edizione di ieri - è arrivata quando hanno scoperto di non avere alcuna posizione Inail e di non averla avuta neanche in pandemia, nonostante le rassicurazioni della dirigenza sanitaria. A illustrare la situazione, Pasquale Mazza, medico di medicina generale e medico di famiglia, che ha denunciato la situazione alla «Gazzetta», dopo aver deciso di puntare i piedi per chiedere un contratto all’Asl e che dal primo di luglio ha deciso di fermarsi. C’è da chiedersi allora di chi siano dipendenti?

Era il 2008, il presidente del Consiglio era Romano Prodi che con un decreto del Consiglio dei Ministri, in base al all’articolo 2 della legge numero 244 del 24 dicembre del 2007, aveva disciplinato il trasferimento dal Ministero di Grazia e Giustizia al Servizio Sanitario Nazionale delle funzioni sanitarie, delle risorse finanziarie, dei rapporti di lavoro, delle attrezzature, arredi e beni strumentali relativi alla sanità penitenziaria.

«Il personale dipendente di ruolo -si legge nel Dpcm- in servizio alla data 15 marzo 2008, che esercita funzioni sanitarie nell’ambito del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria del Ministero della giustizia, è trasferito alle Aziende Sanitarie Locali del Servizio Sanitario Nazionale nei cui territori sono ubicati gli istituti penitenziari». Un anno di proroga e poi nessuna notizia. I tre medici hanno tentato diversi colloqui con le varie direzioni che si sono susseguite all’Asl di Taranto dal 2010 ad oggi. L’ultima riunione risale ad una settimana fa, quando hanno incontrato Guido Cardella, direttore del Distretto Unico, articolazione dell’Azienda che garantisce il coordinamento e l’integrazione di tutte le attività sanitarie e sociosanitarie a livello territoriale. «Il dottor Cardella -ha detto nell’intervista il dottor Mazza- che si è dimostrato molto disponibile e attento, ci ha assicurato che un contratto ci sarebbe stato fatto. Assicurandoci che ci avrebbe fatto sapere, ma per l’ennesima volta non abbiamo saputo nulla».

Il Sappe, sindacato autonomo della polizia penitenziaria, ha espresso una forte preoccupazione «determinata dal fatto che lavorando in sinergia con i medici, l’eventuale mancanza/carenza di assistenza sanitaria potrebbe provocare tutta una serie di proteste, anche durissime, che potrebbero sfociare in gravi atti di violenza contro i poliziotti, gli operatori penitenziari, nonché contro le cose dell’amministrazione, come accaduto in passato per situazioni meno importanti» come hanno scritto in una lettera indirizzata a Gregorio Colacicco, Direttore Generale Asl di Taranto.

«Purtroppo -si legge nella lettera- questa eventuale situazione renderebbe ancora più ingestibile il carcere di Taranto già in fortissima difficoltà, sia per il sovraffollamento dei detenuti che per la carenza di poliziotti e medici con conseguenze devastanti per tutti».

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